Sono passate solo 5 ore, da quando mi sono messo nel letto, e già la sveglia suona, per ricordarmi che devo andare a prendere il pullman, che mi permetterà di iniziare la mia esplorazione delle bellezze islandesi, che si trovano al di fuori della città. Oggi, il mio programma, prevede di fare l’escursione che porta al Golden Circle, con tappa finale alla Secret Lagoon. Preparo lo zainetto con dentro le ciabatte, il costume e l’asciugamano e scendo a fare colazione con un buonissimo e caldo pudding con scaglie di mandorle, uvetta e miele.

Alle 8:30, puntualissimo, arriva alla fermata che tutti, per comodità, identificano con l’Hard rock cafè Reykjavik, dove tra l’altro stasera ho intenzione di entrare a dare un’occhiata, e saliamo. L’accoglienza da parte del nostro autista e della guida è molto calorosa, chiedendoci a uno a uno il nominativo, per spuntarlo dall’elenco di quelli che devono salire. Quando siamo tutti seduti al nostro posto, circa 45-50 persone, si chiudono le porte e partiamo.

La 1° tappa che faremo durante questa intensa giornata, sarà al Thingvellir National Park, che dista circa 50 km, e che il bus, con la strada innevata, ma con una guida molto sicura e spedita, compie in un’oretta. Il Thingvellir National Park, è un sito storico e archeologico inserito tra i beni protetti dall’Unesco dal 2004, in quanto luogo del primo “parlamento” esistente al Mondo sin dall’anno 930, e creato dai Vichinghi. Qui infatti, si riuniva l’assemblea dell’Althing, intorno a un emiciclo lavico, delimitato da due dirupi. Nelle riunioni che si tenevano una volta all’anno, i così detti “oratori della legge”, discutevano di ciò che era accaduto durante l’anno, dirimevano le varie dispute, organizzavano feste con gare sportive, e soprattutto, promulgavano nuove leggi, necessarie per l’intera comunità presente sull’isola.    

Questo luogo, anche nelle epoche successive, ha continuato a mantenere un’importanza storica e rappresentativa non indifferente. Sempre qui infatti, fu deciso che il Cristianesimo, sarebbe dovuta essere l’unica religione ufficiale nel paese, e ancora successivamente, è stato utilizzato nel 1944 per proclamare l’indipendenza del paese. Il tempo a nostra disposizione è stato di circa un’ora, che a mio avviso, è sufficiente per visitare l’intera zona. Una volta ripartiti, abbiamo circa 70 km e un’ora e mezza di strada, prima di raggiungere la 2° tappa del nostro tour, ovvero la Cascata Gullfoss.

La cascata Gullfoss, che si apre davanti ai nostri occhi dopo una passeggiata di un centinaio di metri, è soprannominata “la regina di tutte le cascate islandesi”, e personalmente è di una bellezza e di una potenza incredibile. Qui, le acque del fiume Hvità, molto tumultuose in quel punto, compiono due salti di 11 e 21 metri, prima di proseguire per la loro strada in una stretta gola. Bellissimo, al bivio, proseguire a sinistra, per vedere l’enorme cascata dall’alto e solo successivamente, prendere l’altra strada che scende fino a pochi metri dall’acqua. Anche qui la sosta è stata di circa un’ora, forse qualcosa in più, ma il ricordo, e le foto scattate, lasciano davvero un ricordo incredibile di quella che può essere la potenza dell’acqua e della natura.

Ancora qualche momento di pausa al bancone di un chiosco, vicino al parcheggio dove è fermo anche il nostro bus, per prendere un tè caldo, e siamo pronti per ripartire. La temperatura qui alla cascata era di circa -5° ma, la presenza di un vento davvero forte e gelido, faceva perdere completamente la sensibilità alle mani, facendole passare velocemente da rosa, a bordò e poi tendente al viola in meno di 2 minuti. Io, dovendo usare il cellulare per scattare le foto, mi sono trovato molto spesso a dover infilare il telefono in tasca e infilarci anche le mani, perché il male dato dal gelo diventava insopportabile in pochissimo tempo.

Da Gullfoss, tornando indietro 10 Km lungo la stessa strada percorsa prima, ci fermiamo alla 3° Tappa della nostra escursione, Geysir, quando è da poco passato mezzogiorno e mezzo. Qui, oltre a poter visitare tutta la zona dei Gyser,, abbiamo anche il tempo di pranzare, e la ripartenza è fissata per le ore 14.

Non essendo stranamente interessato al cibo per il momento, mi dirigo subito lungo il sentiero che corre alla destra dei rigagnoli d’acqua sulfurea, usciti dagli spruzzi d’acqua, che stanno un centinaio di metri più avanti. Per chi non lo sapesse, i Geyser, sono degli alti getti d’acqua bollente e vapore, che eruttano, a intervalli regolari, da una sorgente formata da un buco nel terreno. Si verificano perché, il terreno circostante, permette all’acqua di filtrare e andare nel sottosuolo, dove poi si incanala, fino ad arrivare nelle profondità, nei pressi di una camera magmatica, che scalda l’acqua portandola a ebollizione al punto che i gas sprigionati fanno risalire quest’ultima con un forte getto bollente e, se ci si avvicina troppo, può essere decisamente pericoloso.

Con calma, affascinato da tutto ciò che di incredibile mi circonda, raggiunta anche l’ultima vasca naturale d’acqua bollente più in alto, ed aspettato 7 diverse eruzioni del principale Geyser della zona a distanza di circa 6 minuti una dall’altra, posso discendere il sentiero per tornare al mio posto sull’autobus, quando mancano una decina di minuti all’ora fissata per la partenza. Ho dunque il tempo di mangiare un panino che mi ero preparato in hotel con pane e affettato comprato nel supermarket in centro città, prima che l’autista metta in moto, per dirigersi verso la quarta e ultima tappa.

Con altri 30 km attraverso la fantastica natura islandese, raggiungiamo la 4° Tappa della nostra escursione, la Secret Lagoon Hot Spring. La tappa alla Secret Lagoon, è il motivo per cui, questa mattina, sono partito dall’hotel con ciabatte, costume e asciugamano. Infatti qui, si trova un’attrazione del tutto naturale, dove è stato poi costruito intorno l’edificio con bar, spogliatoi e docce, che consiste in una piscina all’aperto, costruita affianco a un geyser, con rocce e sabbia lavica, dove ci si può rilassare nell’acqua  caldissima con i suoi  40 e più gradi, ovviamente all’aperto, con una temperatura di -6° in quel momento, senza considerare il vento gelido proveniente dalla Groenlandia e dal polo.

Una volta entrati nello stabile dove si trova anche il bar, si entra in un pre spogliatoio, dove ci si toglie le scarpe e le si lascia su una grande rastrelliera, prima di accedere allo spogliatoio, uguale a quello delle piscine, con panche, armadietti con la chiave e il cinturino per fissarla al polso e soprattutto docce. Una volta cambiati, è fatto tassativo obbligo di lavarsi con sapone e sciacquarsi bene, in quanto, nell’acqua non vengono inseriti prodotti di nessun tipo, e quindi è importante entrarci puliti. Finita la doccia, non resta che affrontare il primo grande incubo a cui si deve andare in contro, uscire dallo spogliatoio.

Il tragitto è breve, una decina di metri, ma vi assicuro che il freddo con solo un costume da bagno, lo fanno sembrare infinito. Entro velocemente in acqua usando la comoda scala in sassi, e subito il calore veramente intenso dell’acqua mi avvolge, al punto che inizio a chiedermi se è meglio restare li e cuocere come l’aragosta, oppure uscire e congelare come un ghiacciolo. E’ sufficiente qualche secondo di indecisione nel rispondere a questa domanda, e il corpo comincia ad accettare un po più di buon grado la temperatura dell’acqua, fino al punto che diventa quasi una droga, perché da li, non si vorrebbe più uscire. Per fortuna, al bar, mi ero comprato una lattina da mezzo litro di birra, così mi siedo su un sasso immerso a bordo vasca per rilassarmi, riposarmi e berla, completamente immerso nel tepore fino al mento. 

Il tempo a disposizione nella piscina, prima di dover fare la procedura a ritroso fino alla ripartenza, è di un’ora e mezza che sembrano 10 minuti, tirati fino al punto di dover uscire per forza, e dover fare tutto di corsa. Ecco che mi aspetta il secondo momento estremamente difficile di oggi, percorrere di nuovo i 10 metri per tornare nello spogliatoio. Il freddo sembra persino in doppio di prima, considerato tutto il  tempo passato dentro all’acqua calda, ma ci riesco, arrivo alla doccia, mi lavo, mi cambio e posso tornare sul bus, che da li a poco riparte con destinazione Reykjavik. Giungiamo infine a destinazione, dopo 105 Km e 1 ora e 45 minuti di viaggio.

Saluto e ringrazio personalmente l’autista e la guida proprio davanti all’Hard Rock cafè, dove decido di entrare, solo ed esclusivamente per la parte shop. Non sono un amante di Hard Rock, ma mi piace comunque curiosare se nel negozio, c’è qualche maglietta carina, nelle città che più mi piacciono, soprattutto da quando, nell’estate scorsa ho perso circa 40 kg .  Ne trovo ben 2 che mi vanno bene, e che mi piacciono e le prendo entrambe. La prima è blu con la bandiera islandese e la classica scritta Hard Rock Cafè Reykjavik davanti, mentre la seconda è grigia, con un grande Puffin che suona la chitarra, sul retro. Altre 10000 corone, che però sfrutterò abbondantemente, nelle calde giornate estive.

Sono ormai le 20:30, quando arrivo in hotel per portare la borsa con gli indumenti bagnati della piscina, e mi fermo a parlare con una ragazza, anch’essa ospite dell’ostello, e con la quale avevo già parlato nei giorni scorsi, che mi mette a conoscenza del fatto che oggi, essendo il 1° di Marzo, in tutti i locali c’è la festa islandese della birra, ma che soprattutto al Hressò, tutte le birre costano 350 corone anziché 1300 di media come al solito. Mi viene in mente che avevo letto qualcosa riguardante il primo marzo nella guida, e avevo anche visto un paio di pub che avvisavano dell’offerta speciale per il primo giorno di Marzo, ma non sapevo esattamente che fosse per la festa della birra.

Approfittando del fatto che questa sera, l’escursione per l’Aurora Boreale è cancellata causa nuvole e brutto tempo, cerco Brian, e assieme ad un altro amico brasiliano con la fidanzata e altre due loro amiche, tutti ospiti del mio stesso ostello, andiamo in questo locale dove ceniamo e restiamo fino praticamente alla chiusura, tra una Gull, una Boli e un tipo di sour beer di cui non ricordo il nome. Io ordino un il Plokkfiskur, un piatto a base di halibut, patate e una salsa a base di panna, burro e cipolla, con due fette di pane nero da imburrare, più, a parte, una porzione di patatine. Da bere, una sour beer e una Viking.

Sono quasi le 3 anche questa notte, quando rientro nella mia stanza e mi metto nel letto, stanco ma incredibilmente soddisfatto da tutte le cose magnifiche e incredibili viste e provate oggi, e mi metto a cercare sulla guida, la pagina dove spiega che fu proprio il primo Marzo del 1989, finalmente liberalizzato in Islanda, il consumo di birra. Da quel giorno dunque, ogni primo di marzo, si festeggia il Beer day. Ora posso finalmente spegnere la luce e dormire, pensando a domani, dove ho intenzione di andare a vedere Grotta, la zona più occidentale di Reykjavik, dove si trova anche il faro, e tornando, tutta la via turistica di Laugavagur, fino a Snorrabraut, per acquistare qualche altro ricordino.      

Grazie per essere stati con me anche in questa giornata, che come si vede anche dalla lunghezza del post di oggi, è stata davvero full e intensa. Vi aspetto domani se vorrete passare a trovarmi da queste parti e, nel frattempo, vi auguro Buona Notte!!