Eccomi qui anche stasera al Ris Cafè e Pub, con la mia fresca Hop House 13 davanti, per il consueto appuntamento che chiude la mia giornata romana. L’orologio segna le 23:30, e ammetto che sono un pochino stanco, perché la giornata è stata molto intensa ma bellissima.

Appena sveglio, stamattina, doccia e via, verso la fermata Ottaviano della linea A, direzione stazione Termini, dove, passando sulla linea B, in poche fermate raggiungo la Garbatella, obbiettivo della mia mattinata. Esco dalla metro aspettandomi chissà cosa da quello che mi è stato descritto, e invece trovo un quartiere davvero molto ma molto bello. Imposto il navigatore del mio Iphone, e mi incammino verso Piazza Giovanni de Triota dove si trova il Bar dei Cesaroni, divenuto famoso per la nota fiction, ma anche perché è la storica sede dei supporter della Roma alla Garbatella.

Salendo la scalinata che si vede anche in foto, e percorrendo Via Giovanni da Montecorvino , e Via Vittorio da Cuniberti , mi trovo in qualcosa che sembra uscito da un libro di storia, una zona che sembra rimasta ferma a 80 anni fa. Continuando poi a curiosare in giro, passo anche per le Vie Cristoforo Borri e Via de Jacobis, dove tutto intorno a me, insistono quelle che sembrano delle villette indipendenti con una targa affissa sulla parete che le indica come case popolari. Completamente meravigliato, cerco su google di cosa si tratta, e scopro che vengono chiamate “casette modello” e si localizzano soprattutto in quello che viene definito il “Lotto 24”.

Il “Lotto 24” è un insieme di 13 palazzine circondate da cortili e giardini, che le fanno apparire come un unico grande complesso residenziale, erette nel 1929 a margine del Congresso Internazionale delle Abitazioni e Piani Regolatori, con l’intento di dimostrare che bastavano 8000 lire dell’epoca, per costruire delle palazzine, belle e funzionali, dove le persone meno abbienti potessero andare a vivere. Sembrerà incredibile, ma si respira una pace, una tranquillità e un’atmosfera che ti porta davvero indietro nel tempo, tanto che ho dedicato gran parte della mattinata semplicemente a girovagare, osservare e scattare foto.

Considerando che l’itinerario di oggi, e le cose che mi sono prefissato di fare sono molte, mi dirigo verso la metropolitana per tornare indietro di qualche fermata, e scendere al Colosseo. Lo spettacolo uscendo dalle porte scorrevoli della stazione è incredibile e mozzafiato, con questo immenso anfiteatro, che a un primo sguardo, sembra reggersi in piedi a fatica, ma che più lo guardi e più ti sembra forte, maestoso e deciso a restare ancora nei secoli eterno. Ci sono già stato l’anno scorso, ma non posso non andare fino all’Arco di Costantino, da cui partono anche i percorsi per visitare i Fori Imperiali e il Palatino, e l’altro Arco, quello di Tito, lungo la Via Sacra. 

Dal Colosseo, parte quella che indubbiamente, per me, in base alla mia esperienza di viaggiatore, è la via più bella del Mondo, Via dei Fori Imperiali. Qui potrei restare per giorni, senza che mai gli occhi, si riempiano completamente della bellezza, e della storia che mi circonda. A scuola non ho mai amato la storia, ma amo in modo incondizionato la sensazione di non essere solo neanche quando in realtà lo sono, credendo che negli oggetti, resti un po di chi quegli oggetti li ha vissuti, abitati, percorsi, usati e anche solo visitati e tutto ciò che si può ammirare in questa via, è intriso di potere e di carica emotiva.

Pensare alle persone che quelle costruzioni le hanno realizzate, a chi le ha vissute, a chi ci passava e ci viveva, a chi semplicemente nel corso della storia li è venuti a visitare, mette insieme miliardi di persone di ogni epoca e tempo, e poi chissà quante cose sono successe di cui non esiste neanche traccia. Procedendo in direzione del Vittoriano, appena lasciato il Colosseo alle spalle , si può ammirare sulla sinistra, il retro della Basilica dei Santi Cosma e Damiano, il Tempio di Antonino e Faustina, e una bella vista completa su tutti i fori. Sulla destra invece, si incontra prima il Foro di Nerva, seguito dal Foro di Augusto e quello di Traiano con alle spalle l’edificio tondeggiante del Mercato di Traiano. Lungo la via poi, da entrambi i lati, si possono ammirare le statue in bronzo degli Imperatori.

Una volta giunto quasi al Vittoriano, seguendo a sinistra una piccola via in salita che poi scende subito a sinistra, arrivo al Carcere Mamertino, che entro a visitare e che secondo la tradizione cristiana, nella cella più profonda, raggiungibile da una stretta scala montata dai responsabili  del museo, furono imprigionati anche gli apostoli San Pietro e San Paolo. Uscito dal carcere, in meno di un centinaio di metri, arrivo nella Piazza del Campidoglio, dove c’è la sede del Comune di Roma.

Finalmente, alla fine di un giro durato oltre 2 ore, dal Colosseo, arrivo a uno dei miei monumenti preferiti di questa città, il Vittoriano, conosciuta anche col nome di Altare della Patria. Questo maestoso edificio, i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1885 e finirono nel 1911, è considerato uno dei simboli patri italiani e al suo interno, tra le altre cose, conserva le spoglie del Milite Ignoto, un militare italiano, morto nella Prima Guerra Mondiale, di cui fu impossibile risalire all’identità, così come per altri che riposano nell’anonimato da quegli anni. Il Milite Ignoto è stato posto qui, e piantonato 24 ore al giorno da soldati italiani che gli rendono onore, a ricordo di tutti i soldati e di quanti persero la vita nelle guerre. 

Lascio anche il Vittoriano per dirigermi ora verso il Ghetto Ebraico di Roma, passando attraverso Il Portico d’Ottavia, nei pressi di un grande ristorante che ho provato l’anno scorso grazie a Massimo, che mi ha accompagnato, e dove lavora Sheriff, un ragazzo egiziano conosciuto sia su Facebook che su YouTube come il carciofaro numero uno di Roma. Non è difficile infatti, trovarlo seduto all’esterno del ristorante “Giardino Romano” in Via di Portico d’Ottavia 18, intento a pulire e preparare centinaia di carciofi, che poi finiranno nei piatti dei clienti, trasformati in squisitezze dalle mani dello chef.

Proprio davanti al Portico, si trova la Casina dei Vallati, al cui interno trova spazio la Fondazione Museo della Shoah, e dove è stata allestita un’esposizione che non posso non visitare, ma che mi metterà un’incredibile angoscia, tristezza e consapevolezza, di quello che è stato quel periodo di storia dell’Europa, e qui nello specifico degli Ebrei di Roma.                        

L’esposizione infatti, si chiama “Shoah, l’infanzia rubata”, e racconta la storia dei 242 bambini al di sotto degli 11 anni, che furono presi e arrestati il 16 Ottobre 1943, e che furono uccisi il 23 Ottobre dello stesso anno ad Auschwitz, appena arrivati con i treni, nel campo di concentramento, e degli altri 28, che furono catturati e uccisi nei mesi successivi. Incredibilmente struggente e devastante, è il momento in cui si arriva nella sala dove sono presenti le foto dei più piccoli, con l’incredibile bellezza di alcuni di loro. Vi potrà sembrare strano o esagerato, ma è stata un’esperienza talmente incredibile e struggente che preferisco finire qui questa parte, e lascio a voi, qui sotto, la possibilità di incrociare i loro sguardi, nelle foto di alcuni di loro.

Esco, e continuo tristemente il mio giro nel ghetto, fino alla Fontana delle Tartarughe in Piazza Mattei prima, e al complesso della Sinagoga Maggiore di Roma con il Museo Ebraico in seguito, per arrivare al Ponte Fabricio che mi permette di salire sull’Isola Tiberina, proprio nei pressi del famoso ristorante romano Sora Lella, dove per decenni dal 1959, Lella Fabrizi, sublime cuoca e sorella del grande Aldo Fabrizi, nonché interprete di alcuni film di successo con Carlo Verdone, praticava la sua arte culinaria per decine di clienti ogni giorno.

Vista e oltrepassata l’Isola Tiberina, attraverso Ponte Cestio e mi trovo sul Lungotevere, che ho intenzione di percorrere a piedi fino a ricongiungermi con Castel’ Sant’Angelo, all’imbocco della Via della Conciliazione. Davanti a me, su questo lato del Tevere, trovo appunto, il quartiere di Trastevere, che appare ancora più bello, con l’incredibile tramonto che alle sue spalle, illumina il cielo di un rosso, arancione e giallo, come un grande incendio.

Avendolo già visitato questo quartiere, ed essendo in giro da molte ore con molti chilometri nelle gambe, proseguo e oltrepasso Ponte Sisto, Ponte Mazzini, Ponte Principe Amedeo Savoia Aosta e Ponte Vittorio Emanuele II, fermandomi solo in Piazza Trilussa a guardare un’esposizione di vari pittori ambulanti, che espongono in una sorta di mercatino, fantastiche opere piene di colore.

Da qui, raggiungo velocemente la Piazza del Risorgimento passando da Castel sant’Angelo, che assume un colore magnifico all’ora del tramonto, e infine per Piazza San Pietro, quando il cielo ha assunto un incredibile colore tendente al violetto. Non nascondo che ho fame e sono decisamente stanco, quindi perché non fare nuovamente tappa da Trapizzino prima di andare in stanza a fare una doccia e riposare un po?  Entro, ne ordino uno con la trippa al sugo e uno con le acciughe e la salsa verde e soddisfo un pochino il mio appetito.

Salgo in camera, mi lavo, mi sdraio sul letto e mi addormento fino a quando, per fortuna, la sveglia che neanche ricordavo di aver puntato alle 21:30 suona, permettendomi di andare a cena prima di venire al solito vecchio pub a bere un paio di birre, scrivendo il mio resoconto giornaliero Romano. Scrivendo, mi rendo conto di quanta strada e quante cose sono riuscito a vedere nella giornata di oggi, che tra l’altro è anche l’ultima mia giornata nella meravigliosa nostra capitale, prima del mio rientro a Milano nel pomeriggio di domani. 

Il locale chiude, così come io chiudo qui il mio articolo per il blog, prima di andare alla cassa, pagare e salutare i simpaticissimi ragazzi che tutte le sere mi hanno servito, mi hanno fatto compagnia e con cui ho passato un sacco di tempo, provando anche qualche loro cocktail speciale. Alle 3:40 spengo la luce della camera, mi metto a dormire e in attesa che un nuovo giorno dia luce a Roma, vi ringrazio per aver letto la mia giornata di oggi e vi do appuntamento a domani.

Buonanotte a tutti