Ho letto da qualche parte, che un viaggio, per essere tale, deve avere un’inizio e soprattutto una fine, altrimenti non è un viaggio ma abitudine. Però allo stesso tempo, bisogna anche specificare che si intende un inizio e una fine, in termine di date, di tempo preciso che può essere un week end, una settimana o anche un mese, perché la realtà dei fatti è che il vero viaggio non finisce mai, ma continua infinite volte nella nostra mente ogni volta che lo ricordiamo. Sta di fatto, che almeno in termine di tempo, quest’oggi finisce la mia seconda esperienza qui a Reykjavik e tra le meraviglie dell’Islanda.

Il check out è da fare al 4° piano, dove si trova anche il bar e le aree comuni, entro le 11 della mattina, per cui mi alzo dal letto intorno alle 10, mi do una sistemata, preparo lo zaino da escursionismo che mi segue normalmente in questi viaggi e quando sono all’incirca le 10:35 libero il mio letto, butto copriletto, federa, lenzuolo ecc. nel cesto dei panni sporchi che si trova nel corridoio, prima di portare le mie cose nella stanza adibita a baggage locker. Qui, scambio la mia tessera magnetica con quella riservata a chi avendo già lasciato la stanza, può usufruire solo delle aree comuni e avviso che tornerò verso le 15, per andare poi a prendere il bus che mi porterà all’aeroporto. Ne approfitto anche per prendere un cappuccino al bancone, prima di uscire per le ultime ore in città.

La Laugavegur, è senza dubbio la strada ideale dove passeggiare, curiosando tra le vetrine dei negozi, in attesa che sopraggiunga qualche ispirazione su acquisti dell’ultimo minuto, ricordini, specialità alimentari da portare a casa e perché no, anche oggetti che possano accompagnare nella vita di tutti i giorni e che ricordino sempre i luoghi che più si amano. Io, in questo viaggio, ho definitivamente rotto il marsupio che da tanti anni mi accompagna quando mi sposto tra le tante località del mondo che visito quindi, sarebbe bello trovare qualcosa che lo sostituisca proprio qui a Reykjavik.    

Arrivato più o meno a metà della via, dove ricordavo di aver visto nei giorni scorsi un negozio, che tra le tante cose aveva anche borse, zaini, borselli, tracolle e tanto altro, entro per cercare qualcosa che possa essere allo stesso tempo bello e soprattutto comodo. In questi anni, ho spesso avuto bisogno di un posto dove riporre una bottiglietta d’acqua, un catalogo, qualche volantino, magari una cartina o una guida turistica, rendendomi conto di non poter fare affidamento sul marsupio perché troppo piccolo. Stavolta servirebbe qualcosa che possa nell’eventualità, abbastanza frequente, di dover riporre qualcosa di inconsueto, tornare utile. Quel che cerco, lo trovo proprio in quel negozio e non me lo faccio scappare.

È una tracolla molto bella, con la bandiera e la scritta Iceland, dove potrò mettere moltissime cose. Continuo lungo la via, soddisfatto del mio nuovo acquisto, fino a raggiungere un negozio che ho visto varie volte da fuori, ma in cui non sono mai entrato e che si chiama THOR. Come si intuisce già dal nome e dalla gigantografia del dio del tuono e della tempesta, questo negozio vende solo ed esclusivamente statue e altri oggetti riguardanti le divinità della mitologia norrena tra qui Loki, Hel, Freyr, lo stesso Thor e diversi altri. Sinceramente sono molto belli e vorrei prenderne uno, ma i prezzi sono abbastanza proibitivi, quindi mi limito a guardarli, a scattare qualche foto e a uscire.   

L’orologio segna quasi le 12:50, quando esco dall’ennesimo negozio, visitato più che altro per far passare il tempo ma dove, tra l’altro, ho potuto comprare una confezione contenente un mix di biscotti e caramelle, da portare alla mia nonna che, 87enne con un po di Alzheimer e demenza senile, è diventata golosa di tutto ciò che è dolce. Anche se ormai non sa nemmeno più dove o cosa sia l’Islanda, sa che i biscotti gli piacciono tanto e li mangerà sicuramente con gusto. Arrivato oltre alla piazzetta dove si trova l’Icelandic Horse Monument, ritrovo un punto vendita di Devito’s pizza, uno di quei locali che di solito evito come sto cercando di evitare il Covid, ma dove mi fermai lo scorso inverno e dove decido di fermarmi anche oggi. Entrai più che altro perché so che qui, hanno la coca alla spina, ma così come farò oggi, finii per aggiungerci un trancio di pizza.

Resta lo stesso una di quelle catene di fast food, che non fanno bene al Made in Italy e soprattutto che evito, perché preferisco scegliere cibi tradizionali del luogo in cui mi trovo.  Ormai però, sento sul collo il fiato caldo dell’Italia e di Novara che mi chiama, quindi pazienza. La pizza non è male, se non fosse che hanno un’ottima “pepperoni” con il salame piccante e senza i peperoni !! Chiedo al pizzaiolo se sa darmi una motivazione plausibile del fatto che vende una pizza pepperoni, cioè “pepper”, ma con il “salami”, al posto del pepper.  Non afferra il discorso al volo e mi chiede se va tutto bene… come se il matto fossi io. Allora, gli spiego che la pizza è italiana, che io sono italiano, che “Pepperoni” se tradotto, diventa pepper, ma che il pepper nella pizza non c’è, perché ci mette il salame !! Quindi, è come se ordinassi una birra e mi portasse una coca cola!! Se la chiami “pepperoni” non ci dovresti mettere i pepper-oni??

Capisce la questione e resta un po stupito della cosa, forse perché nessuno gliel’aveva mai detta, ma lo saluto ed esco, non prima di avergli detto che comunque, a parte il nome sbagliato, il trancio di pizza era buona. Proseguo ancora per circa 400 metri oltrepassando il bel murales, che venni a fotografare questo inverno e intorno alle 13:30, inizio a tornare indietro, per la stessa strada fatta in precedenza, girando poi a sinistra una volta giunto nei pressi della Hallgrímskirkja, la bella e famosa chiesa luterana dove si trova anche il Cafè Loki di ieri sera. Tra una cosa e l’altra, quando giungo nuovamente nei pressi del mio ostello, sono le 14:15 e il fatto di passare davanti al 101 Reykjavik, risveglia il languore che era stato sopito dal trancio di pizza.

Poi onestamente, diciamoci la verità, non si può lasciare che l’ultimo cibo prima di ripartire, sia un trancio della Devito’s pizza, soprattutto se poi non arriverai a casa prima di questa notte tarda. La soluzione però c’è, ed è li sotto i miei occhi già da ieri, quando avevo pensato di salutare l’isola, con un bel piatto di Plokkfiskur, il tradizionale stufato di pesce islandese, che qui si identifica spesso col nome di Piatto dei pescatori. Ne ordino una porzione, lo mangio con calma e soddisfazione, fino a quando, la sveglia del mio cellulare, non mi ricorda che è l’ora di andare a recuperare il bagaglio per dirigermi all’aeroporto.

A piedi, col mio zaino carico sulle spalle, preferisco fare l’ultima passeggiata fino alla stazione dei bus che si trova circa 1200 metri in direzione sud est, da dove alle 16:30 parte la navetta che in 50 minuti, mi scarica direttamente davanti al terminal delle partenze, dell’aeroporto di Keflavik.  Alle 19:45, puntuali come orologi svizzeri, lasciamo il gate e ci dirigiamo alla pista da cui, decolliamo poco più di 5 minuti dopo. Come mia abitudine, ma ancora di più qui in Islanda, mi guardo indietro, nel momento il cui l’aereo stacca le ruote da terra, perché dicono che se ci si guarda indietro, ringraziando ciò che il luogo ha dato e si ripensa alle cose belle che dentro al cuore e alla mente ci si sta portando a casa, allora sicuramente prima o poi, si è destinati a tornare.

  

Il volo dura circa 4 ore e 15 minuti e quando arriviamo a Milano Malpensa, sono all’incirca le 00:10 ora di Reykjavik, perché con la modalità volo inserita, l’orario non si è ancora aggiornato con quello italiano. Tempo di sbarcare dall’aereo, fermarmi un minuto al bagno per cambiare i vestiti invernali adatti ai 9° dell’Islanda e indossare la tenuta estiva per i 32° italiani, che altri 20 minuti sono passati e letti nell’orario aggiornato, fanno le 2:30 di notte a Milano. Chiamo la navetta del Green Parking per farmi venire a prendere e tra una cosa e l’altra, arrivo in casa ad appoggiare lo zaino sul divano della taverna, quando sono le 4:05 di un Giovedì mattina di inizio Agosto.

Accendo il condizionatore in camera, saluto mia mamma che nel frattempo si è svegliata anche grazie all’euforia del mio cagnolino Noel, impazzito per avermi rivisto dopo 8 giorni e che vuole riempirmi di baci e giocare un po, nonostante l’ora. Mi metto quindi nel letto e non posso fare a meno di fargli un po di carezze, anche perché è l’unico modo per farlo smettere di saltare come una cavalletta. Gli appunti della giornata, li ho già segnati mentre ero in aereo, quindi è davvero finito anche questo viaggio, nell’isola dei troll, degli elfi, dei vulcani, dei ghiacciai, delle tante cascate e dell’aurora boreale, anche se sto già pensando che non tarderò molto nel tornare. Non mi resta che sperare che queste giornate che ho vissuto in Islanda, sia riuscito a trasmettervele e a farvele vivere nel migliore dei modi, così come le ho vissute io, perché questo è il motivo principale che mi ha spinto a creare questo blog.

Grazie mille per avermi seguito, avere letto i miei diari ed esservi magari emozionati per qualcosa in particolare di quello che vi ho raccontato. Se volete anche voi vivere queste esperienze, visitare le cose che vi ho descritto in queste pagine ma credete di non essere in grado di organizzare o andarci da soli, non esitate a contattarmi e sarò felice di aiutarvi o addirittura, nel caso, ad accompagnarvi in questa come in qualsiasi altra località voi desideriate. 

Grazie ancora e Buona Notte.