Fa caldo, molto caldo oggi, mentre mangio un boccone al volo intorno a mezzogiorno, sotto la pala in cucina, che cerca di smuovere dell’aria che comunque non c’è. Devo fare presto, chiudere il borsone, raccogliere i fogli, i foglietti, il cellulare, i carica batterie, l’Ipad, salutare mamma, cane, gatti e infine partire alla ricerca di un benzinaio dove mettere una ventina d’euro di carburante, per poi puntare dritto fino al parcheggio Green Parking, nei pressi dell’aeroporto di Milano Malpensa.
Giungo a destinazione intorno alle 13:30 e prima che finisco l’accettazione, consegno le chiavi e arrivo con la navetta al terminal 1 dell’aeroporto, non manca molto alle 14. Sono emozionato, ancora incredulo che stia per tornare davvero in Islanda, un luogo che tanti turisti sognano di poter vedere prima o poi nella vita e dove io mi sto recando addirittura per la seconda volta nel corso dello stesso anno. Anche il volo, che avevo acquistato più che altro per gioco, visti i prezzi davvero troppo bassi per essere veri di WizzAir, in confronto a quelli che erano prima dell’estate e che sono tutt’ora con altre compagnie, sembrano confermati.
Tra l’altro, sembra che siano gli unici affidabili, considerando i moltissimi post che ho trovato nelle settimane passate sul gruppo Facebook degli amanti dell’Islanda, che annunciavano la cancellazione dei voli che avevano prenotato con questa o quella compagnia. In ogni caso, faccio il controllo di Polizia avendo già il biglietto elettronico nel cellulare e non trovo la consueta coda, perché forse gli effetti del virus sulle persone e sul turismo, stanno frenando gli spostamenti.
Alle 16 in punto, iniziano l’imbarco al Gate A80 e alle 16:30 lasciamo il parcheggio diretti alla pista di decollo. Il volo è completo per l’80%, ma ho tutti e due i posti affianco a me liberi, quindi viaggerò comodo. La durata del volo è di circa 4 ore e 15 minuti, che poi diventano 4 ore e mezza con le procedure di sbarco. Alle 19:00 ora di Reykjavik infatti, sono nel terminal dell’aeroporto, diretto verso i controlli e il tampone.
Quando sono più o meno a metà del corridoio, un addetto alla sicurezza mi invita a svoltare a sinistra dove altri addetti, controllano e separano in due differenti corsie quelli che hanno già il QRcode e quelli che invece, non avendo fatto le procedure di registrazione online ne sono sprovvisti. Io, sono tra quelli che possono proseguire salendo le scale, dove in 14 box uno affianco all’altro, i medici, effettuano il tampone in gola e poi nel naso ad altrettanti passeggeri alla volta.
Non ci vuole molto prima che sia il mio turno e una volta effettuato il prelievo, posso proseguire verso un altro incaricato che mi consegna un foglio, dove vengono riportate le informazioni da rispettare nelle prossime ore, fino a quando non si hanno informazioni sull’esito del tampone. Una volta arrivato nella hall dell’aeroporto posso finalmente acquistare i biglietti del bus navetta che mi condurrà fino al capolinea che dista circa 1 km dal centro di Reykjavik. Il viaggio è tranquillo e l’aeroporto di Keflavik, dista circa 50 km dalla capitale, che percorriamo in una cinquantina di minuti. Una volta giunti alla stazione degli autobus, con dei minibus, smistano i passeggeri nelle varie zone della città fino ai loro hotel.
È su questo minibus, che incontro Maddalena, una bella e simpaticissima ragazza italiana che deve andare nello stesso ostello dove ho prenotato io. Conoscendo bene la città, visto che ci ho passato diversi giorni quest’inverno, so esattamente dove farmi lasciare dalla navetta in modo da poter raggiungere l’ostello in modo veloce, perché trovandosi nella via pedonale più importante della città, il minibus non può entrare per lasciarci. Lei quindi, saputo che vado dove va lei, che conosco la città e dopo il mio invito a fare la strada assieme, mi fa compagnia e facciamo subito amicizia.
Lungo i 100-150 metri che separano la fermata del bus dall’ostello, la invito anche ad uscire insieme alla ricerca di un posto dove cenare, dopo aver lasciato i bagagli e fatto l’accettazione in hotel. L’orologio, segna ormai le 21:30, quando la ragazza che ci consegna le tessere magnetiche per le nostre differenti stanze, ci avvisa che per via del covid, tutti i locali addetti alla ristorazione, devono chiudere alle 22, mentre i pub devono cessare la vendita alle 22:30 e chiudere entro le 23. Non ci resta quindi che andare al supermercato aperto 24 ore su 24.
Portiamo le nostre valigie in camera, ci accordiamo per trovarci tra un pochino al pian terreno dell’ostello per andare al supermarket ma, una volta arrivato nella mia stanza, conosco anche Antonio, un ragazzo greco di Rodi, che però vive a Londra, con cui mi soffermo un po più a lungo del previsto a chiacchierare e quando finalmente scendo nella hall, mi dirigo al vicino negozio dove intanto ha incominciato ad avviarsi Maddalena dopo avermi avvisato tramite whatsapp. Io mi sono portato alcune vaschette di prosciutto e del formaggio a fette dall’Italia, perché ero convinto che fino a quando non si avevano i risultati del tampone, non ci si potesse recare nei luoghi pubblici, quindi devo comprare solo del pane a fette e dell’acqua.
Lei invece acquista della frutta, della verdura, qualche altra cosa e ci aggiunge una bottiglia d’acqua naturale, della stessa marca che ho preso io. Una volta in cassa, paghiamo i nostri acquisti, usciamo dalla porta che da sulla strada, e appena fuori ci scambiamo qualche opinione sui primi minuti di Islanda e sui prodotti del supermercato, decisamente molto più cari di quanto siamo abituati a vedere in Italia.
Alle nostre spalle, esce anch’egli dal supermercato, un ragazzo con solo una coca cola in bottiglia, che con fare molto gentile si avvicina noi e ci mette in guardia sul fatto che quello dal quale siamo usciti è il supermercato più caro in assoluto e anche di tanto, rispetto agli altri dell’intera città e purtroppo anche l’unico aperto 24 ore. Ci consiglia, per la prossima volta che abbiamo bisogno di fare la spesa, di andare al supermercato “Bonus”, che si trova in fondo alla via del nostro ostello.
Lui è chiaramente un ragazzo islandese e vedendoci con le due bottiglie d’acqua ci tiene a dirci che in Islanda, nessuno compra l’acqua perché dai rubinetti esce purissima, proveniente dai ghiacciai e dai corsi d’acqua della nazione che sono assolutamente privi di qualsiasi tipo di contaminazione. In più l’acqua nei negozi è molto cara quindi, possiamo riempire le nostre bottiglie ovunque, gratuitamente.
Io sono abituato a queste cose, essendo già stato in Islanda pochi mesi fa, ma Maddalena no e quindi, un po stupita da tanta gentilezza delle persone, mi chiede se tutti qui sono così. Probabilmente, è stato nel momento in cui le confermo che qui, ho conosciuto solo persone gentili educate e molto disponibili come il ragazzo che ci ha appena salutati con un sorriso, che comincia veramente a capire in quale fantastico paese è giunta. Noi purtroppo, in Italia, abbiamo perso questo aspetto “gratuito” della vita, delle persone che ti aiutano solo perché si sentono di doverti mettere in guardia su qualcosa per aiutarti e quando lo ritroviamo in paesi “civili” ci sembra un sogno.
Mentre parliamo, ritorniamo in ostello, dove lei ha deciso che mangerà qualcosa, prima di mettersi a dormire, considerando il lungo viaggio di oggi, mentre io, lascio in camera le cose che ho comprato ed esco, riuscendo ad andare in un vicino pub a bere una birra mentre penso a cosa fare domani mattina. In città, ho intenzione di ripercorrere tutte le tappe fondamentali che già ho immortalato col mio cellulare e visitato durante la scorsa esperienza invernale, perché sicuramente, ogni luogo, pur restando lo stesso, sarà molto diverso senza la neve, il ghiaccio e con i prati verdi e fioriti.
Metto a conoscenza Maddalena di questo mio programma e la invito, se vuole, a trovarci domani mattina e a fare un itinerario e il percorso insieme, così che possa visitare comodamente la città con le sue attrazioni , senza dover impazzire a cercarle sulla cartina o pensare a come raggiungerle. Reykjavik, è una città piccola per essere la capitale di una nazione e con un discreto allenamento, è possibile visitarla comodamente a piedi in una giornata che diventano due se si includono anche i musei più importanti. Alcuni luoghi poi, sono un po “nascosti” e fortunatamente ne ho potuto conoscere qualcuno, grazie ad altri viaggiatori quest’inverno e ad alcuni articoli che ho trovato sui blog e che ora posso far conoscere a lei.
Arrivato al pub, ordino una birra Boli e la sorseggio comodo al bancone, osservando le altre poche persone che mi circondano, un po per l’orario vicino alla chiusura e un po per i pochi turisti presenti nelle strade. Finito di bere, pago ed esco, per poi dirigermi lungo la via Bankastraeti, lunga oltre 1 km e pedonale, dove si concentra la maggior parte della vita, dei locali e dei negozi dell’intera città, più che altro per sgranchirmi le gambe e godermi la bellezza e la gioia di essere di nuovo qui. Finita la passeggiata, torno indietro e vado in camera, dove trovo Antonio, il ragazzo greco, che sta preparando a sua volta il suo itinerario per domani.
Scambiamo qualche battuta, prima che lui continui con la sua ricerca e io, mi metta comodo all’Ipad e incominci a segnarmi i punti importanti che vorrò trattare una volta che comporrò il testo che ora voi state leggendo. È bello essere di nuovo qui ed è rilassante sapere che per 8 giorni ci sarà solo natura, cascate, vulcani e animali ad attendermi, oltre a un fresco che solo a mezzogiorno di oggi era inimmaginabile. Finito di scrivere mi metto nel mio letto, spengo la luce e spengo anche i riflettori su questo primo approccio con l’Islanda in versione estiva, che da domani mattina incomincerò ad esplorare e a raccontarvi, come sempre, se vorrete tornare a seguire il reportage, dei miei giorni futuri qui a Reykjavik.
Grazie e Buona Notte.