Questa mattina, al suono della sveglia, mi alzo per guardare che tempo si prospetta per la giornata e finalmente c’è il sole senza nuvole. Mi preparo e in un attimo sono pronto a uscire per andare al porticciolo. La mia intenzione infatti, è quella di andare con la barca, sull’isola di Krapanj, che sarebbe l’ultimo luogo che ancora manca, tra quelli che avevo preventivato di vedere qui in Croazia. Come mi aspettavo, la barca ufficiale, si trova sul molo dell’isola, sull’altra sponda rispetto a dove mi trovo io. Facendo due conti ed essendo le 9:15, fino alle 9:30 non partirà per tornare a portare i passeggeri da questa parte e fino alle 10 non potrò partire io per l’isola. Non mi resta quindi che andare dal pescatore che fa la tratta abusivamente, così che 10 minuti dopo, sono a Krapanj. In più, riesco ad accordarmi con lui, in modo che una volta finito il giro dell’isola, mi porti direttamente via mare, a Zaboric, il paese successivo dove ci sono Carlo e Paola in spiaggia.
Krapanj, è davvero piccola e mi ricorda le isolette della laguna di Venezia visitate qualche settimana fa. La popolazione, non supera le 200 anime e le sue 3 attrazioni principali sono il Monastero di Santa Croce a nord, la Torre con l’Orologio a sud nella zona più abitata e per ultima, la grande tranquillità che pervade tutte le persone che si incontrano. Tutto sembra rallentato, non esiste la fretta, nessuno corre, nessuno urla o parla a voce alta e soprattutto, le stradine con i vicoletti, sembrano disabitati anche se la mano dell’uomo si vede eccome nell’ordine, nei fiori curati, nelle piante da frutto e in qualche animale qua e la.
Per prima cosa dunque, sceso dalla barca, seguo il molo in direzione nord fino ad arrivare alla piccola strada che porta alla chiesa, dove non posso entrare, perché essendo Domenica, si sta celebrando la messa. Passando poi per un sentiero asfaltato che torna verso sud, attraversando campi con alberi da frutto e quel che resta di una vecchia chiesa sconsacrata e senza più il tetto, arrivo in quello che è il vero centro abitato dell’isola e dove trovo, oltre a tantissime piante davvero meravigliose di bouganville che si arrampicano sui balconi, anche la Torre con l’Orologio e un piccolo museo delle spugne naturali, che è più simile a un negozio. Non essendo grande, solo 0,3 km quadrati con 3,6 km di coste, alle 10:30 posso dire di averla girata tutta, quindi non mi resta che telefonare al barcaiolo che mi ha lasciato il numero e aspettarlo al bar, davanti a una coca cola fresca.
In poco più di 15 minuti di navigazione, da Krapanj, raggiungiamo Zaboric, dove saluto il pescatore e mi avvio lungo il molo, per raggiungere Paola e Carlo in spiaggia. Oggi il caldo si fa sentire parecchio e il sole scotta la pelle, tanto che mi trovo anche ad affrettare il passo per diminuire il tempo di esposizione, in vista di un po d’ombra data da un gruppo di pini. Giunto a destinazione pressappoco all’ora di ieri, li trovo sul lettino comodi che prendono il sole, tranquilli come io mi siedo al bar a bere una birra fresca. Non passa molto prima che si fa l’ora di pranzo, ma oggi, mentre loro vanno a casa per poi riposare un po anche in vista della partenza di stanotte, io mi reco in un ristorantino che ho visto al porticciolo quando sono arrivato e che si chiama Pomalo. Ricordo ancora il polpo che ho mangiato la prima sera che sono arrivato, ed essendo una giornata molto calda di metà Luglio, è forse una buona idea, almeno una volta ogni tanto, non esagerare.
Ordino una versione diversa del polpo tradizionale in insalata, ma senza le patate bollite, anche se poi le patatine, le ordino fritte. Mentre aspetto, riguardo le foto di stamattina, quelle degli altri giorni e pubblico qualcosa su Facebook, prima che il cameriere mi porti quella che a tutti gli effetti è un’opera d’arte, sia nella bellezza della presentazione e sia nella squisitezza del gusto. Nel condimento fatto con pomodorini, rucola, capperi e cipollotto, c’è un filo d’olio extra vergine di oliva e due gocce di aceto. Il polpo si scioglie in bocca e il suo aspetto è davvero invitante. Lo gusto con calma e una volta finito, mi faccio portare del ketchup da mettere sulle patatine. Finito di pranzare, bevo un buon caffè, pago il conto che è più basso di quello che mi aspettavo e torno in spiaggia, sapendo però che fino alle 16 circa, loro non arriveranno.
Sono le 14 quando affitto un lettino e mi sdraio al sole, cullato da un venticello fantastico al punto che mi addormento quasi subito. Inutile dire che quando Carlo mi sveglia, quasi 2 ore più tardi, una volta giunto in spiaggia, sono ormai bruciato, anche se subito non me ne accorgo. Per concludere in maniera straordinaria questa vacanza, valutiamo insieme di prenotare nuovamente al ristorante Torcida per la cena, in modo da poter gustare nuovamente il maialino. Diversamente dall’altra sera però, l’idea è quella di andare presto, intorno alle 19, in modo da riuscire a dormire qualche ora prima del viaggio. Abbiamo solo 3 ore dunque e io ancora non ho fatto il bagno nel mare, dopo esserci stato praticamente sempre a stretto contatto. Mi preparo, infilo le scarpette per proteggermi dai tanti ricci che si trovano qua e la in acqua, metto le lenti a contatto, mi armo di maschera e boccaglio e sono pronto. Nuoto tranquillo per oltre mezz’ora scrutando i fondali e raccogliendo qualche conchiglia.
Una volta fuori, resto qualche minuto al sole ad asciugare almeno grossolanamente, fino a quando, intorno alle 16:45 prendiamo le nostre cose, infilo lo zainetto in spalla e andiamo al bar per un caffè. Mentre Paola inizia ad andare a casa a fare la doccia, Carlo mi accompagna a Brodarica perché anche io, che tra l’altro sono ancora pieno di salsedine, devo lavarmi in modo da essere pronto per le 19. Una volta a casa, mi lavo, mi vesto lasciando fuori solo i vestiti e le cose indispensabili, mettendo tutto il resto all’interno del mio bagaglio, che insieme alle piantine acquistate, caricherò sulla macchina, in modo che una volta tornati dalla cena, Carlo possa avere tutto ciò che va caricato, in modo da poter incastrare tutto come nel Tetris.
Caricate le poche cose che ho da portare a casa, ci dirigiamo verso il ristorante, dove giungiamo intorno alle 19:15. Il ragazzo con cui ci siamo fermati a chiacchierare l’altra sera, è molto contento di rivederci ed è contento soprattutto che ci sia piaciuto talmente tanto il loro maialino, da tornare solo 2 sere dopo. Inutile dire che anche stasera, le dosi, sono da vacanza e non da consuetudine, con oltre 1,2 kg di maialino alla brace in tre, con un intero grande vassoio di patate al forno e per Paola, anche un’insalata mista. Non so se è la fame, il fatto che l’avventura volge al termine, oppure se davvero è così, ma oggi addirittura sembra ancora più buono dell’altro ieri. Finito di cenare, ricominciamo il discorso da dove lo avevamo interrotto con il cameriere Venerdì, mentre ci porta 2 caffè schiumati, un caffè doppio e 3 digestivi locali, uno per Paola allo cherry e altri due per me e Carlo ai frutti di bosco, con un tasso alcolico un po più alto. Carlo, essendo astemio, non beve questo tipo di cose, quindi io e Paola, ce lo dividiamo per non avanzarlo.
Paghiamo, salutiamo tutti i ragazzi dello staff e usciamo per fare ritorno a casa. Si sono fatte quasi le 21:30 quando scendo al mio solito posto, d’accordo che intorno alle 2:15 di stanotte, mi faranno uno squillo sul cellulare, quando staranno per partire da casa per passare a recuperare me e il mio zainetto con le ultime cose. Entro all’Oli e mi siedo al bancone a bere una birra fresca, mentre i ragazzi che l’altra sera, sedevano in compagnia a chiacchierare dopo il lavoro, stanno ancora lavorando perché per loro, la serata, è ancora lunga. Resto una quarantina di minuti, sbircio un po Facebook, rispondo ad alcuni messaggi, finisco la birra e vado a casa. In pratica, avendo già lasciato il mio bagaglio in auto, non mi restano che poche cose da infilare nello zaino oltre a quelle che dovrò indossare. Tra queste c’è l’Ipad con i vari carica batterie, la busta con la roba del bagno, due pacchetti di biscotti che mi aveva dato Paola, due bottiglie d’acqua che lascio in frigo fino all’ultimo per averle fredde il più possibile durante il viaggio e poche altre piccole cose. Quando finalmente mi metto nel letto con l’aria condizionata accesa, sono le 23:30 e tra circa 2 ore e mezzo dovrò essere di nuovo in piedi. L’unica tappa che faremo durante il ritorno, a parte per bagno e qualche veloce caffè, sarà a Padova, alla Basilica di Sant’Antonio, che è una tradizionale sosta che Paola tiene a fare ogni anno mentre tornano in Italia.
untuale come un orologio svizzero, alle 2:10 arriva lo squillo sul cellulare, segno che stanno partendo da Zaboric e arrivano a prendermi. Io mi incammino nel cuore della notte col mio zaino e 10 minuti dopo siamo in viaggio. Per arrivare a Padova da dove ci troviamo, dobbiamo percorrere circa 600 km tra autostrada e statale, mentre, da li a casa ne abbiamo altri 270 circa. Non troviamo problemi o intoppi lungo il percorso, così come non troviamo controlli ne al confine tra Croazia e Slovenia e neanche tra Slovenia e Italia. Visto il progressivo aumento dei casi di Corona virus nei Balcani, ci aspettavamo qualche controllo che avrebbe potuto creare ingorghi e code, ma niente di tutto ciò è avvenuto, così alle 10:20 parcheggiamo l’auto a Padova. Ci troviamo in Prato della Valle e per andare alla Basilica dobbiamo prendere via Beato Luca Belludi, fino alla Piazza del Santo.
Una volta qui, giriamo sul lato della basilica fino a dove si trova la Casa del Pellegrino e vicino, il bancomat, perché non ho nemmeno un euro in tasca ma solo kune croate. Una volta nella basilica, passiamo nel luogo in cui è conservato il corpo del Santo, prima di giungere nella parte dedicata alle reliquie. La stanchezza inizia a farsi sentire e la voglia da arrivare a casa anche, cosi, giusto il tempo di rinnovare un paio di abbonamenti al giornale di Sant’Antonio per i miei famigliari e siamo pronti per tornare in auto. Gli ultimi chilometri passano tranquilli fino a casa.
Anche questo breve viaggio si è concluso. È stata una bella esperienza, una boccata di libertà iniziata con una bella traversata notturna in traghetto e finita con un il rientro in auto. Come sempre nuovi incontri, nuove persone e tanti ricordi da scrivere e memorizzare. Ora mi restano le Bouganville da curare, sperando che diventino grandi e belle come le sorelle rimaste in Croazia. Per il resto vi ringrazio del tempo dedicato a leggere le mie avventure e dandovi appuntamento al prossimo viaggio, vi saluto.
Buon viaggio.