Sveglia comoda questa mattina, che ho puntato per poter partire alla scoperta delle isole della laguna, che ancora mi mancano da visitare, dopo il bel giro che sono riuscito a fare ieri, tra vaporetti, paesaggi in continuo cambiamento, con i colori, passati da quelli tristi delle lapidi al cimitero di Venezia, a quelli allegri e intensi delle casette di Burano. La prima isola che raggiungo oggi dall’imbarcadero di fronte alla stazione, è Giudecca, quella che si vede proprio dall’altra parte dell’omonimo canale, quando si passeggia nella parte sud della città veneta e in particolar modo da Piazza San Marco, affiancata dalla seconda che raggiungerò subito dopo, l’isola di San Giorgio Maggiore.

Mentre mi dirigo alla stazione passando da una strada diversa da quella che compio abitualmente, mi ritrovo in Campo dei Tolentini, dove mi fermo a fare “colazione” al Bacareto da Lele, un simpatico locale piccolissimo ma favoloso, dove con 1€ si può prender uno dei tanti panini bocconcini farciti con ogni ben di Dio, mentre con 70 cent puoi scegliere tra un bicchierino di bianco o uno di rosso, che prendi e consumi all’esterno del locale. Inutile dire che è un posto particolare e molto apprezzato da locali e turisti. Dopo una mezz’ora, 3 bocconcini e 2 bianchi, posso davvero incominciare il mio giro.

Sono le 10.50 quando metto piede sull’isoletta Sacca Fisola, facente parte della Giudecca, e collegata ad essa tramite un ponte. A poche centinaia di metri dal molo, nella piazzetta, si sta svolgendo il mercato settimanale con banchi di frutta, verdura, formaggi, casalinghi e tutto ciò che di solito si trova nei mercati rionali. Ne approfitto per dare un’occhiata mescolandomi tra i veneziani che fanno acquisti, prima di continuare il mio cammino verso est, in direzione dell’Ex Molino Stucky e l’ex convento delle convertite, dove ora si trova il Carcere femminile di Venezia. Continuando lungo la strada, si passa poi davanti all’ex Chiesa dei SS. Cosma e Damiano, prima di imboccare a sinistra in direzione di Fondamenta del ponte piccolo, Fondamenta del ponte lungo e Fondamenta di San Giacomo, che conducono alla Chiesa del Redentore.

Entro in questa chiesa per qualche minuto, sia per ammirarne l’interno, sia per riposarmi un attimo lontano dal sole che in questi giorni, a parte un paio d’ore durante il temporale dell’altro ieri, non ha mai dato tregua, regalando giornate stupende ma anche più faticose. Uscito dalla chiesa, proseguo ancora fino a dove l’isola, stretta e lunga, finisce, passando davanti alla chiesa delle zitelle che trovo chiusa. Li, c’è il molo con l’imbarco dei vaporetti “zitella” che in 5 minuti mi consente di arrivare sull’isola di San Giorgio Maggiore, la seconda di oggi.

L’Isola di San Giorgio è davvero molto piccola, ma dal punto di vista turistico, è una delle tappe fondamentali del viaggio, in quanto qui, si può ammirare la bellissima Basilica di San Giorgio Maggiore, dal cui campanile, si ammira la più incredibile vista panoramica di Venezia e soprattutto su Venezia. Questo campanile, considerato come gemello del ben più famoso campanile di San Marco, risale al 1791 e sostituì il precedente che risaliva al 1400, ma che crollò rovinosamente nel 1774. Da quassù, oltre a poter ammirare molto bene la zona di San Marco con il Palazzo Ducale e tutta la laguna veneziana fino a Burano e oltre, si riesce ad apprezzare il bellissimo giardino Labirinto che si trova sotto il campanile, all’interno del complesso facente parte della Basilica. Essendo personalmente salito su entrambi i campanili, dovendo scegliere, vi consiglierei senza ombra di dubbio di salire su questo. 

Alle 13.30, lascio San Giorgio Maggiore, per raggiungere in vaporetto il molo di Zaccaria, in modo da poter prendere la coincidenza che porta alla terza isola di giornata, San Lazzaro degli Armeni, che è occupata interamente dal Monastero casa madre dell’Ordine dei Mekhitarasti, che, dal nome stesso dell’isola, è inerente alla cultura armena. Una volta a Zaccaria però, scopro che sull’isola, essendo privata, è possibile accedere solo se si ha una prenotazione, ma che comunque anche chiamando il numero di telefono per fissare un appuntamento, non risponde nessuno, segno che forse, anche lei, è ancora chiusa dopo il lock down.

Pazienza, altro motivo in più per tornare la prossima volta, ma ora serve un piano di riserva per utilizzare al meglio il tempo che non ho utilizzato a San Lazzaro. In quel momento, chiedendo a all’addetta dell’ufficio dei vaporetti, mi dice che il primo mezzo in arrivo, è quello che porta sull’isola di  Sant’Elena e che tra l’altro, è proprio una delle zone che nei giorni scorsi non sono riuscito a raggiungere, che si trova nella parte più a est di Venezia, vicino all’area della Biennale e vicino anche allo stadio di calcio del Venezia FC. Vada dunque per Sant’Elena, che raggiungo in fretta non essendo lontano, e dove trovo ad accogliermi un bel parco, ricco di vegetazione e soprattutto di tanta ombra.

La strada per raggiungere lo stadio non è molta, perché subito alle spalle del parco, oltrepassato un canale, lo si trova sulla sinistra. Non riesco in nessun modo a vederne l’interno, neanche cercando spiragli lungo il muro di cinta, ma riesco a vedere la targa col nome “Pier Luigi Penzo” affianco all’ingresso alla tribuna d’onore, prima di allontanarmi, diretto ai vicini vicoli di Sant’Elena, che mi portano fino alla zona in cui viene allestita la Biennale di Venezia. Essa, si trova all’interno di un’area verde con statue, fontane e i giardini pubblici. 

Diciamo che anche oggi, di strada, ne ho macinata un bel po e di cose sono riuscito a vederne parecchie, quindi posso permettermi un po di relax, salendo sull’ennesimo vaporetto che stavolta, mi porta dai Giardini della Biennale, lungo il Canal Grande, fino alla stazione di Venezia, permettendomi di godere con calma, comodità e arietta fresca, tutti gli edifici affacciati sul canale, il Ponte di Rialto, il Ponte dell’accademia, la Chiesa della Salute e anche Ca’Dario, altro tassello importante di quello che sarà l’articolo che sto preparando, riguardante i misteri di Venezia. Alle 16:30, scendo alla stazione, percorro la strada che mi separa dal Ponte di Calatrava e mi dirigo per la seconda volta al Bacareto da Lele, questa volta per l’aperitivo, prima di andare in camera a fare una doccia e a riposarmi un po.

Diversamente da questa mattina, non trovo più i bocconcini, ma dei mini vassoi riempiti con salame, formaggio e grissini, che, il ragazzo al banco, sostiene si accompagnino bene sia con un bel bicchiere di Raboso, sia con una fresca birra. Questa cosa mi coglie impreparato, perché ero pronto al panino con il bianco, ma qui urge trovare una soluzione e urge trovarla in fretta. Voi cosa avreste fatto?? Io, lo guardo e gli dico di darmi un vassoietto abbinato ad un Raboso, ma di aggiungermi al conto, che si paga subito, anche l’ammontare per un altro vassoio e una birra, che passo a prendere tra poco. Sorride e sostiene che questa sia senza dubbio la scelta migliore e mi invita a fargli sapere più tardi, quale dei due abbinamenti preferivo.

Provato il Raboso, porto il bicchiere indietro e prendo la birra che accompagno al secondo mix di salame e formaggio, prima di tornare da lui, per dirgli che erano stati favolosi entrambi e che avevano avuto davvero un’ottima idea nel servire quel tipo di pietanze tanto comode e veloci, quanto tipicamente italiane, in un luogo dove turisti da tutto il mondo si reca in visita, permettendogli di vivere esperienze culinarie introvabili, al di fuori del nostro paese. Davvero molto soddisfatto e rifocillato, raggiungo intorno alle 17:30 il mio alloggio, dove posso fare una doccia rigenerante, prima di sdraiarmi sul letto per un sonnellino di un’oretta.

Alle 19:20, sono bello pulito, lavato e cambiato, pronto per andare come ogni sera alla stazione per aspettare il treno che mi porta a Mestre  a cena. Stasera, ho intenzione di rientrare abbastanza presto, per poter andare in giro nuovamente per la città vestita con le luci della sera, a fare foto, a passeggiare nelle calli e a ripensare al mio viaggio perché domani partirò per tornare a casa. Da Bepi, arrivo intorno alle 20:10, pronto per gustare un piatto che ormai si trova molto raramente nei ristoranti, il Risotto di Go. Il Go, che in italiano è il Ghiozzo, è un pesciolino che viene pescato nella laguna. Essendo impegnativo da lavorare, per via delle tante lische che vanno rimosse dalle sue carni, viene ormai utilizzato solo nelle famiglie, dove le nonne hanno ancora la pazienza di lavorarlo. Serve che vi dica quanto è buono?? Non credo, quindi passiamo al secondo piatto, che seguendo i consigli dello staff, consiste in un fantastico fritto del mediterraneo con zucchine in pastella, accompagnato da patatine fritte e crocchette che aggiungo io.

Come sempre, anche oggi ho mangiato molto bene qui da Bepi Venesian a Mestre, che vi consiglio di provare se vi trovate a passare da queste parti. Finisco il prosecco, bevo il caffè, saluto tutti e torno a Venezia.

Niente vaporetto questa sera, perché l’itinerario prevede di attraversare la zona di Santa Lucia e San Polo fino ad arrivare al Ponte di Rialto con il lungo Canal Grande, per poi scendere attraverso San Marco fino alla piazza, al Ponte dei Sospiri e alla Riva degli Schiavoni. La serata è davvero bella, con la luna, le stelle, e un leggero soffio di vento che attenua il caldo di oggi, rendendo la passeggiata molto piacevole. A Mezzanotte e venti, mi trovo appoggiato al parapetto sopra a Rialto, mentre ammiro il canale, le poche barchette che passano e la completa assenza dei turisti, tanto che intorno a me non c’è assolutamente nessuno.

All’una di notte poi, entro in Piazza San Marco e la situazione è la stessa, con 2 piccoli gruppi per un totale di circa 10 o 12 persone sedute a chiacchierare ai tavolini dei bar chiusi della piazza. In giro, non si contano più di 10 persone che camminano al suo interno e la vista della Basilica, del campanile, della torre dell’orologio e dei portici tutti illuminati e deserti, crea una sensazione di meraviglia e di surreale, impossibile da vivere normalmente qui in città, creata dagli effetti della pandemia mondiale di Corona Virus. Mi siedo ad ammirare la piazza a lungo, ripasso davanti al Palazzo Ducale e mi fermo sul Ponte della Paglia ad ammirare il Ponte dei Sospiri illuminato dalle luci artificiali nella notte Veneziana. Gironzolo ancora per una mezz’ora qua e la, prima di puntare verso il B&B che mi ospita e andare a dormire.

Tornato in camera quando manca circa un quarto alle 3,  faccio il punto della situazione per poter organizzare al meglio la giornata di domani che, non avendo orari fissati neanche per il treno, sono libero di gestire come voglio. Mi manca la zona del Ghetto ebraico di Venezia in Cannaregio subito dopo il Ponte delle Guglie e il mercato di Rialto, che da quando sono arrivato non sono mai riuscito a visitare, oltre che dei souvenir da dover comprare per amici e parenti, che posso trovare facilmente lungo il tragitto. Sveglia quindi, puntata alle 8:00, luce spenta e testa sul cuscino perché per oggi ne ho fatte abbastanza.

Buona Notte e a domani da Venezia