Puntuale come l’avevo programmata questa notte, alle 8:30 suona la sveglia del cellulare, così che possa prepararmi ed essere fuori dall’hotel al più presto. L’intenzione di oggi, anche se abbastanza impegnativa e difficile da portare a termine, sarebbe quella di finire la zona di Dorsoduro che avevo iniziato ieri e di visitare anche le altre tre zone che mancano, in modo da poter dedicare la giornata di domani e quella di Venerdì alle isole della laguna.
Per prima cosa, ripercorro la strada fatta ieri sera, in direzione di Dorsoduro, per tornare nei pressi dello Squero di San Trovaso, da dove ho intenzione di riprendere l’esplorazione del quartiere. Restando sul Canale della Giudecca, percorro tutta la via che costeggia il canale, fino ad arrivare a Punta della Dogana, l’edificio a pianta triangolare che divide il Canale della Giudecca dal Canal Grande. Questo, ai tempi della Repubblica di Venezia, era la sede doganale delle merci e da qui, alzando lo sguardo, posso ammirare la famosa “Palla d’Oro” che la sovrasta.
Da qui, tornando indietro, restando però sulla strada che costeggia il Canal Grande, si arriva alla bellissima e imponente Basilica di Santa Maria della Salute, che è aperta e che posso entrare a visitare. Costruita in stile barocco intorno alla metà del 1600, questa basilica venne realizzata come ringraziamento nei confronti della Madonna, per essere stati liberati dalla peste che tra il 1630 e il 1631 decimò in modo terribile la popolazione della Serenissima. La sua pianta è ottagonale e la grande cupola che la sovrasta è visibile e riconoscibile da tutta la città e da molte delle isole circostanti.
Lasciandomi poi alle spalle la grande basilica, percorro poche piccole calli, fino a trovarmi davanti all’ingresso chiuso del museo Peggy Guggenheim, che erroneamente avevo collocato nei pressi di Piazza San Marco, mentre si trova tra la Basilica della Madonna della Salute e la Galleria dell’Accademia nel quartiere di Dorsoduro, affacciato sul Canal Grande. Questo museo che avrei voluto visitare, ospita opere di Picasso, Magritte, Dalì, Kandinskij e molti altri, appartenuti alla signora Peggy, nipote del ben più famoso Salomon Guggenheim. I musei della famiglia, sono presenti in tutto il mondo, ma il più famoso è senza dubbio il Guggenheim di New York.
Proseguo ancora oltre, fino ad arrivare al Museo dell’Accademia, che si trova davanti al quarto e ultimo ponte sul grande canale, il Ponte dell’Accademia. Questo museo, risulta essere ad oggi l’unico aperto al pubblico, quindi ne approfitto, indosso la mia mascherina con l’effige di Venezia acquistata ieri ed entro. Presente in città fin dal 1750, ospita tra le altre, opere di Tintoretto, Tiziano, Canaletto, Giorgione, Bellini, Cima da Conegliano e Veronese. Conservato qui poi, c’è il famosissimo disegno “Uomo Vitruviano” di Leonardo da Vinci, che però viene esposto solo in occasioni particolari, in media ogni 3-4 anni.
Uscito dal museo e archiviato anche il terzo quartiere cittadino, oltrepasso il canale usando il ponte dell’Accademia ed entro nel quarto, San Marco, che come dice anche il nome, ospita la famosa piazza di Venezia con la Basilica, il campanile, la Torre dell’Orologio e il Palazzo Ducale. Passeggiando e guardandomi un po in giro, seguo nel frattempo le indicazioni che portano al teatro storico cittadino, tra i più belli e importanti del Mondo, il teatro La Fenice. Arrivo dal lato posteriore e sono costretto a girargli intorno per cercare la facciata e l’ingresso, sperando che sia aperto e colgo l’occasione per rendermi conto di quanto sia inserito all’interno del quartiere e di quanto sia vicino alle abitazioni che lo circondano.
Questo aspetto, mi fa pensare a quanto può essere stata drammatica la situazione per gli abitanti della zona, quando il 29 gennaio del 1996, il teatro incominciò a bruciare a causa di un incendio che pare essere stato appiccato da due operai impegnati nei lavori all’interno del teatro. Le fiamme, altissime e potentissime, alimentate dai materiali infiammabili di cui era composto il teatro, lo distrussero completamente, lasciando in piedi solo le mura perimetrali. Grazie poi a fedeli e certosine opere di ricostruzione, il teatro riaprì nel 2004, così come appare oggi. Pago il biglietto ed entro nella hall, da dove, con l’audio guida, inizio a visitare prima il foyer, poi la platea fino al golfo mistico e successivamente salgo al piano superiore dove posso vedere la loggia imperiale e i loggioni, prima di finire il giro nel piccolo negozio di souvenir del teatro.
Davvero un teatro bellissimo e finemente ricamato, questo della Fenice, che sicuramente merita una tappa per visitarlo, durante un viaggio in città. Certo, sono consapevole che una Venezia come quella che ho avuto la fortuna di visitare io in questi giorni, probabilmente e anche per fortuna aggiungerei, non ricapiterà più, così come non era mai capitata prima e che di solito qui le code sono abbastanza lunghe, ma se dite La Fenice, dite Venezia e viceversa, quindi, proprio come la sua iconica Piazza San Marco, che mi sto dirigendo ad ammirare, questo teatro merita più di tante altre cose di essere inserito nell’itinerario del vostro viaggio.
Con ancora negli occhi le decorazioni e l’eleganza del teatro, arrivo in Piazza San Marco da Calle Salvadago e passando davanti all’Hard Rock Cafè, mi ritrovo sul lato opposto rispetto alla basilica e al campanile, con davanti a me uno spettacolo unico. La Piazza, che di solito è invasa da migliaia di turisti, oppure è invasa dall’acqua alta, è al momento completamente vuota, con solo un paio di veneziani qui e la, che la attraversano probabilmente mentre compiono il percorso abituale verso casa oppure verso il lavoro o ancora per andare a compiere faccende di vita quotidiana come la spesa.
Non ero mai stato qui prima d’ora, ma tutto mi appare così come me lo aspettavo, bello, sfarzoso, grande ed elegante, così come la storia di Venezia impone che sia. Guardando la cartina poi, localizzo qual è la Torre dell’Orologio davanti a me sul lato sinistro rispetto al campanile, il Museo Correr alle mie spalle sotto il porticato che però è chiuso, la colonna con il Leone di Venezia che trovo nella parte di piazza davanti al Palazzo Ducale e il Ponte dei Sospiri, che invece si trova alle sue spalle. Sembra anche qui di essere in un film, dove la gente è stata fatta sgombrare per poter fare le riprese e tutto sembra surreale come nel film “Io sono Leggenda” dove dell’umanità sono rimaste solo pochissime persone che si contano sulle dita di una mano.
Scatto diverse foto da varie angolazioni, un po a tutto fino ad arrivare alla parte di piazza affacciata sul canale della Giudecca, da dove, seguendo Riva degli Schiavoni e raggiungendo il primo ponte che si incontra, si può ammirare il Ponte dei Sospiri. Questo ponte, collegava ai tempi della Serenissima, il Palazzo Ducale da un lato, con le prigioni della città dall’altro. In quell’epoca, gli fu dato questo nome, perché pare che qui sopra, passassero i prigionieri che uscivano dall’ufficio degli inquisitori con l’esito della loro condanna, per essere condotti appunto al carcere, sospirando nel vedere, dalle finestre del ponte, il mondo esterno per l’ultima volta.
La Riva degli Schiavoni, prosegue poi ancora per un bel pezzetto, creando una passeggiata davvero bella e suggestiva, che ogni 200 mt circa, porta ad attraversare un ponte che sormonta altrettanti piccoli canali chiamati Rio, che si ramificano dal Canale principale, verso l’interno di Venezia. Mi fermo a un bar con dei tavolini affacciati verso la Giudecca e ordino uno Spritz con dei salatini, così da riposarmi un pochino e fare il punto della situazione sulla mappa. Guardando verso sud, verso il mare alle spalle del Lido di Venezia, il cielo sta iniziando un po a scurirsi, anche se il sole, alto e caldo, non sembra, per il momento, correre rischi.
Faccio un paio di telefonate, faccio il punto della situazione controllando la mappa, finisco il mio Spritz e dopo una quarantina di minuti quando mi appresto a ripartire, la situazione non è più tanto sicura come sembrava prima. La parte di cielo occupato da nuvoloni neri è aumentato e pare chiaro che prima di sera pioverà. Saluto il cameriere del bar e riparto seguendo ancora Riva degli Schiavoni fino al Museo Storico Navale, dove svolto a sinistra in Fondamenta dell’Arsenale, per raggiungere appunto l’edificio dell’Arsenale e il bel ponte con le torri.
Il complesso che ospita l’Arsenale di Venezia fu il cuore dell’industria navale veneziana fin dal XII secolo e oggi ospita in una piccola parte, l’Istituto di Studi Marittimi della Marina Militare Italiana, mentre la maggior parte dell’area è diventata di proprietà del Comune. Nel frattempo, il cielo sopra di me è peggiorato parecchio, ma soprattutto pare chiaro, che un grosso temporale si sta per abbattere sulla città. Da quando ho oltrepassato il Ponte dei Sospiri, circa 2 km fa, sono entrato nella zona chiamata Castello, che sarebbe la quinta area di Venezia raggiunta, ma ora, l’unica soluzione intelligente che mi viene in mente è quella di tornare indietro fino al Palazzo Ducale oppure alla Piazza San Marco, dove gli ampi porticati, possono offrire un degno riparo dal grande temporale che è sempre più vicino.
Purtroppo, riesco ad arrivare solo a circa 400 metri dal primo pezzo di portico di palazzo Ducale, quando improvvisamente, alle 16.30 circa, inizia a piovere in modo subito molto intenso e violento, permettendomi di raggiungere appena in tempo, uno dei punti di imbarco ai vaporetti di S. Zaccaria che, oltre ad essere coperto, è anche molto spazioso e dispone di macchinette con acqua, bibite, merendine, caffè e tanto altro. Non passa molto prima che all’acqua davvero molto abbondante, si unisca anche la grandine, che consente così al maltempo di imperversare e costringermi li dentro fino alle 17:40, quando cessa di piovere consentendo a tutti di tornare alle proprie attività.
In precedenza, passando davanti al Campanile di San Marco, avevo notato che era possibile entrare e salire sulla sommità per visitarlo e ora, ritornando qui dopo l’acquazzone, decido di approfittarne, perché non c’è nessuno, non fa caldo e le nuvole possono rendere le foto particolarmente belle e interessanti. Con grande stupore, alla biglietteria, l’addetto mi comunica che la salita è permessa solo tramite ascensore e mi guarda come se questa cosa dovesse crearmi un dispiacere. “Ma Grazie a Dio” gli rispondo, e lui scoppia a ridere sollevato, indicandomi la direzione da seguire. Salgo da solo con l’accompagnatore, resto sul campanile da solo e ritorno giù ancora da solo con l’accompagnatore, cosa davvero impensabile per chi è capitato da queste parti negli anni passati e si è trovato schiacciato tra le migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo.
Ormai sono le 18:40 e da qui al mio alloggio, c’è un po di strada da fare, quindi mi incammino in modo da potermi lavare, cambiare, andare alla stazione e prendere il treno per andare a cena. Alle 19:50 salgo sul regionale da Santa Lucia e alle 20:10 sono a Mestre, al ristorante Bepi Venesian, con le gambe sotto il tavolo e il prosecco fresco nel bicchiere pronto a scegliere cosa mangiare. Ieri, antipasto e risotto, quindi stasera lo Chef mi consiglia, per iniziare, un’ottimo Spaghetto alla Scogliera e a seguire una bella frittura mista di pesce fresco, arrivato questa mattina. Mi fido di lui, anche perché conoscendolo so che se ne intende davvero molto e infatti mangio benissimo, abbondante e delizioso. Il sorbetto, il caffè, l’amaro, il conto, il tempo di salutare scambiando qualche battuta e alle 22:35 sono pronto e in orario per il treno che mi riporta a Venezia.
Dalla stazione poi, seguendo la mia fidata cartina, faccio due passi nel buio della notte veneziana lungo le strette calli, fino al ponte di Rialto, che approfitto per fotografare con le luci artificiali dei lampioni. Mi siedo su un muretto a guardare i vaporetti e qualche barchino che va e viene nel Canal Grande passando sotto il ponte e all’ 1:30 circa arrivo in camera mia, pronto per concludere questa seconda giornata in città.
Punto la sveglia alle 8:00 di domattina e dormo, perché mi aspetta un’intera giornata di cammino e passaggio da un’isola all’altra della Laguna di Venezia, rimandando a Venerdì o Sabato, il recupero della parte del quartiere Castello che ancora mi manca da visitare, oltre all’intera zona nord della città, chiamata Cannaregio. Nel mio programma ci sono 5 isole diverse per la giornata di domani, ma vedremo cosa riuscirò a fare.
Buona Notte e a domani.