Sono le 4:50 quando suona la sveglia del cellulare per avvisarmi che alle 5:56 parte il mio treno per Milano, dove dovrò prendere quello per Verona e successivamente l’ultimo che raggiungerà Venezia Santa Lucia intorno alle 10:30. Il viaggio è comodo, agevolato dal distanziamento sociale che obbliga la gente a sedersi lasciando un posto libero tra uno e l’altro, facendo in modo che i vagoni non possano essere affollati come avveniva prima della pandemia di Covid 19.
Alle 7:10 arrivo alla stazione di Pioltello, dove avendo mezz’ora di tempo prima della coincidenza per Verona, ne approfitto per fare colazione. Riparto, raggiungo Verona, cambio di nuovo e alle 10:30 puntuali sono a Venezia, dove mi gusto un buon caffè, acquisto la mappa della città e imposto l’indirizzo del mio hotel sul navigatore. Non dista molto, quindi mi incammino attraversando il Ponte degli Scalzi, uno dei quattro ponti che attraversano il Canal Grande, per dirigermi prima nella zona di Santa Lucia e poi in San Polo per arrivare al B&B Exclusive, in Calle de la Fondaria. Sistemo il bagaglio nella mia stanza, mi do una rinfrescata e mi organizzo per uscire a mangiare qualcosa.
In una vicina pizzeria da asporto con qualche tavolino, prendo un trancio di pizza con una birra fresca e inizio a dare un’occhiata ai miei appunti che devo riportare sulla cartina, in modo da avere tutte le informazioni che mi servono, sempre con me sulla mappa, pronta da consultare durante il mio soggiorno. Decido di dividere la zona da considerarsi come Venezia città, in quartieri, mentre divido singolarmente le isole della laguna che ho intenzione di andare a visitare con il vaporetto. Successivamente, su ogni uno dei sei quartieri che sono, Santa Lucia, San Polo, Dorsoduro, San Marco, Castello e Canareggio, cerchio i monumenti, le chiese, i negozi e tutto ciò che mi interessa andare a vedere, in modo da crearmi un itinerario da poter seguire.
La stessa cosa poi, la faccio anche con le isole della laguna che mi interessano maggiormente e una volta completato il tutto, mi prefiggo di dedicare i primi due giorni ai quartieri di Venezia, il terzo e il quarto per le isole e l’ultimo per recuperare le eventuali parti che avrò lasciato indietro. In più, consultando il sito di Trenitalia, mi segno l’orario dei treni che, dalle 19 alle 24, vanno e tornano da Mestre, dove si trova il ristorante Bepi Venesian e dove ho intenzione di andare a mangiare già da questa sera. Finito il compito organizzativo che avrei dovuto preparare a casa prima di partire, intorno alle 13:15 sono pronto per uscire alla scoperta di Venezia.
Ritorno nei pressi della stazione, ma restando dall’altro lato del Canal Grande, parto per questa avventura veneziana dal quartiere di Santa Lucia, dove percorro Santa Croce, dal Ponte degli Scalzi passando davanti alla Chiesa di San Simon Piccolo fino a Piazzale Roma, dove si può ammirare il secondo ponte sul Canal Grande, nonché l’ultimo costruito in città, il Ponte della Costituzione, conosciuto come il Ponte di Calatrava. Costruito tra il 2002 e il 2008, questo ponte in acciaio e vetro lungo 94 metri, collega il terminal di autobus, tram e auto, con la stazione ferroviaria e la città. Diciamo che questa è un po l’estremità meridionale del quartiere, quindi, giusto il tempo di ammirarlo, fargli qualche foto e attraversarlo, per poi tornare verso il Ponte degli Scalzi e proseguire verso il cuore di Santa Lucia fatto da calli strette, deliziose piazzette e viste bellissime sul canale.
Senza neanche accorgermene, in poco tempo, raggiungo Campo San Giacomo dell’Orio, dove si trova l’omonima Chiesa e proseguendo oltre arrivo rispettivamente al Museo di Storia Naturale, alla chiesa di San Stae, al Museo d’Arte Orientale di Venezia e a Ca’ Pesaro, dove ha sede una Galleria Internazionale d’Arte Contemporanea. Tra questi, riesco a entrare solo nella chiesa di San Stae, perché in questo periodo, a causa delle restrizioni dovute all’epidemia di Corona Virus, i turisti sono praticamente inesistenti e la città è praticamente “riservata” ai pochi fortunati come me che possono godersela con estrema tranquillità, però i musei, a parte forse un paio, sono ancora chiusi oppure in stand by.
Una volta visti gli splendidi palazzi che si affacciano sul Canal Grande e conclusa la zona di Santa Lucia, raggiungo il quartiere di San Polo nei pressi di Campo della Pescaria e del mercato di Rialto (che c’è solo di mattina). A pochi passi, si trova Campo san Giacomo di Rialto, dove numerosi chioschi di souvenir catturano la mia attenzione e mi permettono di dare un’occhiata a calamite, maschere del carnevale veneziano, oggettistica varia e dove conosco un arzillo signore, che da oltre 40 anni gestisce un negozio che vende statuine di soldati templari, elmi, balestre, katane e spade romane. Da qui, in pochi passi, mi trovo al Palazzo dei Camerlenghi e al famosissimo Ponte di Rialto.
Questo ponte è davvero splendido e vedendolo per la prima volta, capisco come mai è tanto famoso e amato dai turisti di tutto il Mondo. È davvero imponente, con i suoi 22 metri di larghezza e i 48 di lunghezza, ma soprattutto fa riflettere il fatto che si trova qui, intatto e bellissimo dal lontano 1591, anno della sua inaugurazione dopo soli 4 anni di lavori. Sopra il ponte, si trovano numerosi negozi importanti e rinomati e proprio in uno di questi ne approfitto per acquistare una bellissima cravatta azzurra con sopra la Basilica della Madonna della Salute di Venezia, dipinta a mano da un vero e proprio artista. Oltre a questa, erano disponibili anche con raffigurata Piazza San Marco, la Basilica con il Campanile, le gondole sul Canal Grande e molte molte altre.
Lasciato Ponte di Rialto, il terzo ponte che attraversa il canale, continuo con la visita del secondo quartiere cittadino di oggi, San Polo e in 5 minuti di bella passeggiata tra le calli imboccando da prima Ruga vecchia San Giovanni e proseguendo sempre dritto, incontro prima la Chiesa di Sant’Aponal e poi, ancora dritto, arrivo in Campo San Polo, davanti alla Chiesa Rettoriale. Guardando la mappa mi accorgo di essere sulla strada giusta per raggiungere la vicina Basilica dei Frati, che siti internet e cittadini veneziani con cui ho parlato oggi, esaltano a ragione come un’attrazione di primaria importanza per la città in quanto è risalente al 1300, ospita ben 2 dipinti del Tiziano, le sue stesse ceneri, le tombe di due Dogi e il monumento funebre ad Antonio Canova.
Agevolato dal fatto che le strade sono vuote, i musei non li posso visitare perché sono chiusi e dal fatto che sono ancora abbastanza fresco e riposato, finisco di vedere le cose interessanti del quartiere di San Polo, che non è poi tanto grande e inizio a esplorare la zona di Dorsoduro, che si affaccia sul Canale della Giudecca, a sud-est della città. Passato Campo San Pantalon e l’omonima chiesa, attraverso il ponte e mi ritrovo nel bello e ampio Campo Santa Margherita dove mi siedo a un tavolino di un bar e ordino il mio primo Spritz, che il cameriere mi serve bello freddo e accompagnato da un pacchettino sigillato di patatine.
Rifocillato e soddisfatto, continuo per la mia strada fino ad arrivare alla cinquecentesca chiesa di San Sebastiano, decorata dal Veronese per continuare fino alla bella passeggiata di Fodamenta Zattere al Ponte Longo, che fiancheggia il Canale della Giudecca, permettendo di ammirare l’isola da una prospettiva davvero favolosa che la inquadra interamente. La Giudecca infatti, è la grande isola stretta e lunga che si trova a sud del canale e che ho intenzione di visitare probabilmente nella giornata di Venerdì. A un certo punto della larga passeggiata che sto percorrendo, incontro il Ponte Longo che oltrepasso prima di svoltare a sinistra.
Imboccato Fondamenta Nani e percorsi pochi metri, mi ritrovo davanti a un altro luogo emblematico della città di Venezia, lo Squero di San Trovaso. Lo squero, che significa “cantiere”, è il luogo per eccellenza dove venivano costruite e riparate le imbarcazioni tipiche della laguna, tra cui le famose gondole. In particolare, quello di San Trovaso, è un cantiere che risale al XVII secolo e uno dei pochissimi ancora esistenti in città. Nei giorni feriali, vengono organizzate anche delle visite all’interno dello squero, per gruppi di almeno 25 persone.
Dando un’occhiata al cellulare, mi accorgo che manca praticamente un quarto alle 7 e non vale la pena di continuare ad andare avanti nella visita del quartiere soprattutto per due motivi. Il primo è che poco distante da qui, si trova il Museo dell’Accademia prima (l’unico visitabile) e la grande Basilica della Madonna della Salute poi, che meritano entrambi una visita ma che a quest’ora saranno sicuramente già chiusi, e la seconda è che dovendo prendere un treno per andare a cena a Mestre, ma soprattutto dovendo ritornare prima delle 23:45 orario dell’ultimo treno, sarà meglio che torno al mio alloggio, mi lavo, mi cambio e raggiungo il ristorante, rimandando a domattina la visita dell’altra metà di Dorsoduro, dal Museo dell’Accademia fino a Punta della Dogana.
In 15 minuti, passando per il ponte di Sestriere Dorsoduro, raggiungo il B&B e alle 20:30 sono in stazione, munito di biglietto di andata e ritorno, pronto per prendere il treno delle 20:43 al binario 1. In 10 minuti siamo a Mestre e in altri 5 di comoda passeggiata imboccando la via di fronte alla stazione sono da Bepi. Il locale è stato rinnovato dall’ultima volta che venni qui nel 2018 e ora è molto ordinato, moderno e ancora più accogliente di quello che era. I nipoti infatti, che hanno assunto la gestione del ristorante storico gestito dai fratelli Zanchet, hanno voluto dargli un aspetto più attuale, mantenendone e addirittura migliorandone l’aspetto umano, che ti fa sentire ancora più “in famiglia”. Il cuoco, i piatti e la cucina tipica veneziana però, sono ancora quelli che erano, quindi se prima era un locale da 10, ora gli spetta anche la lode.
Non sono un amante e tanto meno un esperto di vini quindi non posso che andare a gusto, cioè se mi piace è buono altrimenti semplicemente non è di mio gradimento e qui, in particolare posso dire che hanno un prosecco della casa davvero buono, che ordino immancabilmente ogni volta. La specialità della casa poi, in quanto a cucina, vista anche la posizione geografica in cui mi trovo, è senza dubbio il pesce, sempre rigorosamente freschissimo. Decido quindi di partire con un ottimo antipasto di pesce fresco marinato, dove ci sono le sarde in saor, le alici marinate, il salmone, i gamberi, la seppia marinata, uno scampo, due moscardini e un trancio di pesce di cui mi sfugge il nome, ma che è molto saporito e gustoso.
A seguire, comando uno dei piatti che più amo di questo ristorante, ovvero il risotto di mare, che è fatto con i frutti di mare privati dei gusci, che sinceramente a me danno molto fastidio all’interno del piatto. Tutto buonissimo, esattamente come lo ricordavo e come mi aspettavo, proprio come il loro famoso sorbetto che mi faccio portare mentre mi rilasso seduto e tranquillo al mio tavolino, mentre faccio scorrere le foto sul cellulare che ho scattato oggi. Bevo il caffè, mi offrono un amaro, vado a pagare e saluto Federica, la figlia “del biondo”, il più giovane dei fratelli Zanchet, anch’egli ormai pensionato. Dando appuntamento a domani sera, mi incammino verso la stazione di Mestre, per aspettare il mio treno.
Dieci minuti prima che passi l’ultimo treno per Venezia delle 23:45, sono in stazione, già sul binario col mio biglietto obliterato, quando passa un gruppo di agenti di Polizia, che controllano giustamente che l’interno della stazione e l’accesso ai binari, sia consentito solo a chi è in possesso del titolo di viaggio. Controllano il mio documento e ne annotano i dati, mentre scambiamo qualche battuta conviviale su quanto Venezia sia vuota di turisti, ma anche sul fatto che sia estremamente bello girarla in una versione quasi “privè”.
Buona Notte.