E’ passata meno di una settimana, da quando la mia regione, il Piemonte, è tornata in piena emergenza Corona virus, che ha costretto il governo ad inserirla tra quelle dove è in vigore la chiusura di tutti gli esercizi commerciali non indispensabili, tra cui bar e ristoranti, insieme a Lombardia, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Calabria. In queste aree, oltre a dover rimanere all’interno del proprio comune di residenza, è necessaria l’autocertificazione dove si specifica la motivazione per cui ci si sta spostando da casa. Addirittura, è vietato uscire dalle 23 della sera alle 5 del mattino, se non per casi di emergenza .
In questo periodo quindi, non solo è impossibile viaggiare per il rischio di contagi, ma anche perché è fisicamente impossibile anche solo pensare di raggiungere l’aeroporto, pur avendolo a 20-25 minuti di auto da casa. Ovviamente, chi viaggia per lavoro, è autorizzato a spostarsi, ma per quanto riguarda me o tutti gli altri “viaggiatori” per passione, è obbligatorio che si rispettino quanto più possibile le prescrizioni che dovrebbero aiutare noi e chi ci sta accanto, a evitare una malattia che può avere anche risvolti tragici in alcuni pazienti, soprattutto se affetti da altre patologie pregresse.
E’ chiaro quindi, che tutti noi amanti delle avventure in giro per il mondo, avremo molto tempo davanti prima di poter volare di nuovo. I forum, i siti, i libri e le pagine Facebook, saranno l’unico modo che avremo per viaggiare almeno con l’immaginazione. Un altro ostacolo che si frapporrà tra noi e il ritorno alla normalità, quando l’emergenza si sarà quantomeno attenuata, sarà quella che ci vedrà di fronte a uno scenario che cambia da paese a paese, dove, in alcuni casi, ci saranno situazioni migliori rispetto all’Italia, ma in altri, potrebbe non essere ancora sicuro andare. Quello che è sicuro invece, è che ogni paese, avrà politiche interne differenti per quanto riguarderà l’immigrazione, perché ogni nazione è sovrana in questo ambito.
Quando organizzeremo i prossimi viaggi, dovremo tenere presente che potrebbe essere richiesto qualche modulo preventivamente compilato online, oppure di presentarsi con l’esito di un tampone negativo fatto nei 5 giorni prima della partenza, o ancora, fare il tampone obbligatorio all’arrivo in aeroporto e in casi più rari, che non sia richiesto di rispettare un periodo di isolamento fiduciario in hotel piuttosto che in appartamento, per i primi giorni di soggiorno. In più, dovremo tenerci pronti anche ad improvvise chiusure dei confini nazionali di certi paesi, soprattutto per la categoria dei turisti in ingresso, che potrà essere a livello generale, oppure riservata a chi proviene dalle nazioni considerate più a rischio.
Una volta giunta l’ora di tornare in Italia, in base al paese in cui siamo stati, potrebbero esserci ulteriori controlli, regolamenti e comportamenti da tenere. Come potete capire, non si possono fare progetti, organizzare viaggi o avventure, fino a quando tutta questa situazione non sarà un po migliorata. Per questo e per diversi altri motivi, sempre più frequentemente, ci si trova di fronte a cambi di programma dell’ultimo minuto a cui bisogna far fronte in modo veloce e tempestivo, tenendosi informati. Nella prima parte di questo articolo, vi ho parlato delle esperienze con questo nuovo intreccio di normative, che ho dovuto affrontare nei viaggi fatti durante i mesi di Giugno e Luglio, mentre di seguito, vi racconterò ciò che mi è successo ad Agosto, Settembre e Ottobre.
All’11 di Agosto, siamo partiti da Milano con Carlo e Paola, per andare a visitare Atene, la capitale della Grecia e avevamo fissato il rientro per Venerdì 14 Agosto. Partiti senza problemi e senza necessità di documenti particolari, ma con solo l’obbligo tassativo di indossare la mascherina sia sul volo che nei luoghi chiusi in città, abbiamo girato liberamente fino al 13 sera quando, seduti al tavolino di un ristorante leggendo le notizie provenienti dall’Italia, abbiamo scoperto che un nuovo Dpcm del Presidente del Consiglio, aveva reso obbligatorio il tampone per chi rientrava da Croazia, Malta, Spagna e appunto Grecia, con effetto immediato.
Iniziammo così a cercare di capire dove avremmo dovuto fare questo esame, se c’erano deroghe particolari, se valeva anche per chi era via da soli 3 giorni e qualsiasi altra notizia che si riusciva a sapere. Fino alle 15 circa del giorno del rientro, non riuscimmo a sapere niente di concreto perché le notizie arrivavano confuse e contrastanti. C’era chi diceva che venivano fatti a Malpensa, chi sosteneva che si trovava in aeroporto e non c’era nessun controllo, chi diceva che bisognava andare all’Asl del proprio comune e chi diceva tante altre cose. Di fatto, non rispondeva nessuno ne al centralino di Malpensa e neanche a quello dell’Asl di riferimento. Fatto sta, che il giorno dopo, sarebbe stato ferragosto, oltre che Sabato e che quindi non avremmo potuto fare nulla fino almeno a Lunedì.
Quando furono le 16 circa, mi venne in mente di provare a chiamare mia mamma, per chiedergli di recarsi fisicamente all’Asl del nostro comune prima che chiudesse, per avere delle delucidazioni. Questa fu l’unica mossa possibile da fare e fu anche la scelta giusta. L’Asl, le diede un indirizzo email a cui avrei dovuto inviare un messaggio, con scritto un elenco di cose importanti, tra cui nomi dei viaggiatori, cognomi, altri dati vari, il fatto che eravamo di rientro dalla Grecia e dove dovevo dichiarare che ci rendevamo disponibili al tampone. Scrissi la mail dalla sala d’attesa dell’aeroporto di Atene intorno alle 18:30 mentre aspettavamo di essere imbarcati sull’aereo alle 19:30 e dopo esattamente 10 minuti dall’invio, giunse una telefonata dall’ufficio preposto a Novara, che ci dava appuntamento al drive trough allestito tempestivamente per far fronte a questa ordinanza, alle ore 12 del giorno seguente.
Incredibile, prima ancora di lasciare la Grecia, avevamo l’appuntamento per il tampone fissato, nel giorno di ferragosto e di Sabato. L’indomani, partimmo da casa insieme, ma io sulla mia macchina, mentre Carlo venne con Paola con la loro, perché ci era stato espressamente detto che i nuclei famigliari dovevano recarsi separatamente con i propri mezzi. Arrivati nel luogo preposto, ci mettemmo in fila senza scendere dal mezzo e dopo le due auto che ci precedevano fu prima il mio e poi il loro turno. Io ero al mio secondo tampone dopo quello in Islanda, mentre loro erano al primo. Fu un esame rapido e indolore, seguito dalle raccomandazioni sull’isolamento fiduciario, che avremmo dovuto rispettare fino all’esito dell’esame, che ci arrivò poi nella serata di Lunedì.
La situazione generale però, che da noi iniziava a preoccupare un po, era già quasi fuori controllo in Francia, dove sempre noi, insieme, avremmo dovuto recarci proprio da li a 15 giorni. Era da oltre 2 mesi infatti, che avevamo acquistato i biglietti per andare 5 giorni a vedere Parigi, dove avevamo anche prenotato già un hotel. La capitale francese, sogno ancora oggi irrealizzato di Paola, era la stessa città che avremmo dovuto andare a visitare a Marzo, esattamente due giorni dopo la data in cui scattò il primo lock down generale. Anche in quell’occasione, avevamo prenotato da oltre 2 mesi sia i voli che l’hotel. In più, c’è da dire, che già a Luglio, eravamo stati costretti a cambiare gli orari dei voli del 1° Settembre e di spostare dal 5 al 6 il volo di ritorno, per via del continuo cambio di programmi della compagnia di volo.
Il numero dei contagi in Francia infine, al 28 Agosto, divenne talmente alto che sarebbe stato da irresponsabili partire lo stesso, quindi decidemmo di annullare per la seconda volta nello stesso anno e per lo stesso motivo, il soggiorno e il viaggio nella medesima destinazione.
Non essendo più un piacere ma un pericolo spostarsi in Europa, mi trovai un po per caso, nella possibilità di poter partire per Roma alla fine di Settembre, per un impegno lavorativo che abbinai a una visita medica che approfittai di fare con l’occasione. Così come per noi italiani iniziava a diventare pericoloso uscire dal confine nazionale, anche per gli altri era a volte impossibile raggiungere l’Italia, così il risultato fu che Roma, la trovai con oltre il 60/70% in meno delle presenze, che di solito vanta in quel periodo.
L’aria che si respirava per le strade e per i locali, era di preoccupazione e il pensiero che si avvicinava la seconda ondata di emergenza, era ormai entrata a pieno nelle menti di tutti. Fu poi solo una settimana più tardi, quando per un’altra occasione mi recai a Catania per 3 giorni, che la situazione si fece grigia. Le mascherine per la strada erano tassative e obbligatorie per tutti e le forze dell’ordine controllavano che la gente in giro rispettasse distanziamento e disposizioni, ma i locali non avevano preso molto bene l’ordinanza che imponeva la chiusura entro le ore 23 a chiunque, compresi bar, pub e ristoranti. Io per primo, che non avevo a mente questa cosa, rientrai in hotel alle 00:40, senza essere riuscito a trovare nemmeno un chiosco dove acquistare una bottiglia di acqua per la notte. Fortunatamente trovai all’ultimo un distributore automatico e feci scorta. Da Catania poi, ritornai a casa il 23 Ottobre.
La situazione è andata via via peggiorando sempre di più e oggi, Mercoledì 11 Novembre, ci troviamo già da qualche giorno con le regioni italiane a cui è stato assegnato un colore in base alla criticità della situazione. Ci sono regioni gialle in cui poco è cambiato da prima e le regioni arancioni e rosse, che hanno le stesse regole generali per quanto riguarda l’apertura delle sole attività ritenute indispensabili, dove bar e ristoranti possono fare solo l’asporto e dove le persone possono spostarsi solo all’interno del proprio comune, ma se nelle arancioni non c’è bisogno di fornire una motivazione, nelle rosse oltre ad avere un valido motivo, si deve anche presentare l’autocertificazione che lo attesta.
A dire la verità però, non sembra che le cose stiano migliorando tanto e le prime voci su un nuovo lock down nazionale e generale imminente, iniziano a farsi sentire. Io ormai, sono entrato nell’ottica che per almeno altri 4 o 5 mesi, sarà impossibile effettuare viaggi con la A maiuscola e penso che il giorno in cui potremo tornare a muoverci per l’Italia liberamente, potremo già ritenerci soddisfatti.
Queste, sono state le mie esperienze di questa strana estate tra la necessità mescolata alla voglia di viaggiare e le condizioni a cui ho dovuto scendere con il virus e le normative messe in campo per combatterlo. Il mondo come lo conoscevamo prima e come eravamo abituati a viverlo, non tornerà più, quindi, credo che prima ce ne faremo tutti una ragione e impareremo a conviverci e difenderci, meglio sarà.
Si può viaggiare in sicurezza, ci si può adattare alle nuove norme e si può vivere quasi come prima se si usa la testa e si sta attenti. Fortunatamente, le competenze acquisite nei tanti anni in cui mi sono districato da solo tra visti, documenti, prenotazioni, imprevisti e sorprese dell’ultimo secondo, mi hanno fatto vivere con serenità questi mesi, perché sapevo di avere la padronanza di ciò che facevo. Purtroppo però, è normale che chi si occupa di altro nella vita, avrebbe voluto potersi andare a riposare un po in qualche spiaggia del Nord Africa, delle isole greche o di quelle di Sicilia, Puglia o Sardegna, senza trovarsi davanti a un muro di incertezza, paura e smarrimento, dato dall’impatto con tutti questi inevitabili punti interrogativi.
Spero che questa situazione possa risolversi presto, non tanto perché voglio tornare a viaggiare, ma più per tutti quelli che stanno perdendo il lavoro, la speranza, il futuro e in troppi casi anche la vita.
Nel ringraziarvi per aver impegnato del tempo a leggere come ho cercato di evitare il Corona Virus durante l’Estate, vi ricordo che potrete occupare i giorni chiusi in casa, leggendo le altre mie avventure presenti all’interno di questo blog, ma anche che se avrete bisogno di consigli, assistenza o consulenza per i vostri viaggi futuri, anche se si dovesse trattare di semplici spostamenti all’interno del territorio nazionale, potete contattarmi e sarò lieto di aiutarvi. Nel frattempo però voi, continuate a seguirmi e mi raccomando state attenti, perché nel dubbio, è meglio evitare di correre rischi.
A presto.