La prima notte islandese, è passata molto tranquilla, al fresco e con un solo compagno di stanza, all’interno della camera 208, con 6 letti. Non ho puntato la sveglia ieri sera tanto presto, quindi ho potuto riposare tranquillo fino alle 9:30. Fatta una doccia e finito di vestirmi, salgo al quarto piano, al bar dell’ostello, dove Maddalena sta preparando l’elenco con le principali attrazioni che le interessa vedere a Reykjavik e valuta quali uscite e prenotazioni fare per i giorni a venire. Insieme prepariamo un itinerario che comprenda tutti i principali punti di interesse della città, con la minor strada possibile e quando sono circa le 11 partiamo per il nostro tour a piedi.
Appena usciti dall’ostello, prendiamo la via Skólavördustígur, che è famosa perché c’è disegnato per terra l’arcobaleno. Essa conduce alla Hallgrímskirkja, la grossa chiesa luterana che appare in fondo. La nostra intenzione è quella di andare sul campanile da dove si può godere di una vista mozzafiato su tutta la città e sulle zone limitrofe, compresa la baia. Giunti davanti al portone però, un cartello ci avvisa che l’apertura, va dalle ore 12:00 alle ore 16:00. Mancano ancora circa 50 minuti, quindi meglio passare davanti al Cafè Loki, un locale molto conosciuto in città e prendere la bella Njardargata con tutte le sue casette colorate.
Scendiamo per circa 600-700 metri fino alla rotonda nei pressi della stazione dei bus e continuiamo il nostro giro per tornare più tardi al campanile, prima che chiuda. Alla rotonda, prendendo la prima strada sulla destra, imbocchiamo il viale che in circa 500 mt, ci porta al laghetto di Tjornin e al ponte che lo attraversa, con il quale, volendo, si può arrivare facilmente al Museo Nazionale Islandese. Noi invece prendendo la via Frikirkjuvegur, ci teniamo il lago sulla sinistra, ammirando poi quasi giunti in fondo, la piccola ma iconica chiesetta Fríkirkjan í Reykjavík che si trova di fronte al lago.
Continuando a seguire il lungolago fino alla statua del burocrate sconosciuto, ( la figura di un uomo nella parte inferiore e di una grossa roccia nella parte superiore), prendiamo Templarasund, la strada che si apre davanti a noi, fino a ritrovarci di fronte alla Cattedrale di Reykjavik, che dal nome ci si aspetterebbe molto grande, mentre invece, trattasi di una semplice chiesetta di umili dimensioni, posta affianco al Parlamento islandese e al verde parco di Austurvollur. Questa chiesa in stile neoromanico, venne edificata qui tra la fine del 1700 e la fine del 1800. Il vicino palazzo del parlamento islandese invece, risale al 1880 e al suo interno ospita i 63 seggi suddivisi tra i vari gruppi politici.
La storia del parlamento islandese, iniziò intorno all’anno 930 nella località di Thingvellir, (tappa del Golden Circle) il più importante luogo storico nazionale e Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Una cinquantina di metri oltre il parlamento, si trova il Museo di Storia Locale al numero 16 di Adalstraeti, mentre al numero 10, si trova ancora oggi la casa più vecchia della città, costruita nel 1762, oggi di proprietà del museo. È molto strano pensare che nell’anno in cui questa casa venne edificata, Reykjavik non era ancora neanche considerato come un villaggio, mentre 140 anni dopo, venne dichiarata capitale della nazione.
Dopo un primo momento di esitazione, decidiamo per il momento di non visitare il museo e di proseguire lungo la strada fino ad arrivare alla bella chiesa cattedrale di Cristo Re, che si trova poco oltre. Questo edificio si trova a non più di 500 mt da dove soggiornai questo inverno. Ricordo che lo vidi per ben due volte passandoci davanti con l’autobus, ma mi scordai poi di venire a visitarlo. Ora invece, grazie anche a Maddalena che l’ha inserita nel suo elenco, siamo qui di fronte alla sua torre centrale a scattare qualche foto, prima di proseguire visitandola all’interno. Anche questa, come la precedente, è considerata una cattedrale, ma se l’altra era Luterana, questa è Cristiana Cattolica di rito romano, più recente e consacrata nel 1929.
Arrivati a questo punto, il nostro orologio segna già le 13:10, quindi non avendo altre cose più importanti da vedere oltre, decidiamo di tornare indietro passando per Ingólfur Square e seguendo la via Austurstraeti, torniamo di fronte all’ostello da dove siamo partiti. Invece di seguire la strada con l’arcobaleno presa in precedenza, percorriamo la lunga via pedonale dello shopping Laugavegur, fulcro della vita turistica nelle giornate e nelle serate della città. Quasi in fondo, incontriamo il supermercato Bonus sulla sinistra, quello che ieri ci aveva suggerito il ragazzo incontrato all’uscita di quello molto più caro. Decidiamo di entrare ad acquistare qualcosa da mangiare e mentre gironzoliamo per il supermercato, chiedo a Maddalena se hai intenzione di assaggiare il famoso squalo fermentato islandese, che se ordinato al ristorante può costare anche 1500 corone per un piccolo assaggio, contro le 500/600 corone che costa una confezione da 150 gr, acquistata all’interno del supermercato.
Prima di partire da casa, ha sentito parlare di questo squalo e ci terrebbe ad assaggiarlo, visto che tutti ne parlano così male ed è la stessa cosa che mi aveva detto ieri sera Antonio in camera, mentre stavamo chiacchierando del più e del meno. Essendo io un estimatore di questo cibo molto particolare, decido di prenderne una vaschetta, in modo che possiamo assaggiarlo un po’ tutti con una spesa molto inferiore a quella abituale. Io, oltre a questo, ho preso anche una confezione di cracker islandesi, una specie di paté di tonno e uno yogurt Skyr al caffè. Usciti fuori dal supermercato, ci sediamo su una panchina e mangiamo qualcosa prima di ripartire.
Maddalena, assaggia lo squalo e mentre guardo la sua espressione di sorpresa perché lo credeva molto peggio di quello che è in realtà, vedo alle sue spalle passare proprio Antonio, così lo chiamo e lo invito ad approfittare dell’occasione per unirsi a noi, sia nella degustazione dello squalo e sia nel proseguo della visita alla città. Anche lui in realtà lo credeva peggio e anche se non è certamente da noverare tra i cibi più buoni del mondo, non è neanche una delle peggiori che abbia assaggiato. Finita la degustazione, decidiamo tutti insieme di andare a visitare il campanile e da lì, prendendo la strada in salita sulla destra, in circa 5 minuti siamo alla biglietteria dove acquistiamo il pass per accedere all’ascensore, che sale fino agli orologi, da dove poi, proseguendo per due rampe di scale, si arriva all’osservatorio. Inutile dire che lo spettacolo che si apre sotto i nostri occhi è meraviglioso, proprio come quello che vidi per la prima volta quest’inverno.
Scattiamo foto, facciamo video e scendiamo per visitare l’interno della chiesa, che è molto sobria e spoglia ma ospita un bellissimo organo che cattura l’attenzione di tutti i visitatori. Usciti dalla Hallgrímskirkja, Antonio deve andare a visitare il museo nazionale, mentre noi, dobbiamo ancora passare per la nave Solfar, la sala da concerti Harpa, il porto e poi giù fino a Grotta, la zona dove si trova il faro. Decidiamo dunque di aggiornarci più tardi via WhatsApp e semmai trovarci per bere una birra questa sera, prima di andare a cenare tutti e tre insieme.
Come dicevo, a questo punto, ci dobbiamo recare sul lungomare, dove ad attenderci c’è la famosa Solfar, o Nave del Sole, che è la scultura simbolo di Reykjavik, commissionata nel 1986 per celebrare il 200º anniversario della città. Fu infatti solo nel 1786 che la corona danese riconobbe lo status di città, al piccolo insediamento che contava meno di 200 abitanti, presente qui. Questa scultura, è realizzata in acciaio inossidabile e appare come un’imbarcazione vichinga stilizzata.
A un centinaio di metri da qui, appare in tutto il suo splendore l’edificio Harpa, che entriamo a visitare e dove Maddalena, tramite scale panoramiche e futuristiche, raggiunge l’ultimo piano, mentre io, che sono pigro e che l’ho già visitata 4 mesi fa, l’aspetto comodo su un divanetto del primo piano. Inaugurata nel 2011, l’Harpa, è una concert hall e un centro per le conferenze. Da dove si trova questo edificio, si può tranquillamente dire che ha inizio la zona del porto. Proprio il porto, è la nostra prossima meta, che una volta usciti dall’Harpa, andiamo ad esplorare interamente, fino ad arrivare sul lato opposto, dove trova spazio anche il museo Whales of Iceland.
Spiego a Maddalena, che si tratta di un museo dove al suo interno, si possono ammirare moltissimi esemplari di balene, delfini, orche e cetacei in generale, tutti a grandezza naturale ma in plastica e per quello che ho potuto vedere personalmente, non merita l’eccessivo prezzo del biglietto che pagai alcuni mesi fa. Le mostro alcune foto che ho scattato al suo interno e condividendo la mia opinione, proseguiamo oltre, perché per raggiungere Grotta e il faro ci mancano ancora 4,8 km . Chiacchierando e ammirando la bellezza della città in questa zona, i chilometri passano in fretta e in meno di 50 minuti, giungiamo al punto massimo oltre il quale non si può andare, per non disturbare le tante specie di uccelli impegnati nella nidificazione.
Rimaniamo qui circa una mezz’ora incantati dalla bellezza di questo luogo, che personalmente conosco solo grazie ad altre persone che me l’hanno consigliato nel viaggio precedente. Per il ritorno, ci rechiamo alla fermata dell’autobus, non molto distante da dove ci troviamo, in modo da essere in centro più rapidamente, perché si sono fatte ormai le 18 passate. Scesi alla fermata numero 3, che qui a Reykjavik si identifica spesso con l’Hard Rock Cafè, chiamo Antonio e lo avviso del fatto che tra cinque minuti saremo di ritorno all’ostello. Lui è rientrato in camera da poco, così ci concediamo tutti un’oretta per rilassarci, fare una doccia e trovarci nella hall, prima di andare in un locale che Antonio dice essere speciale.
Tranquillo, carino, un po nascosto e senza turisti, il locale che ha scoperto Antonio merita davvero un applauso, soprattutto perché offre 14 diverse birre alla spina, tutte rigorosamente islandesi. Passiamo un po’ di tempo in questo pub facendo due chiacchere e bevendo qualcosa, prima di andare a cena in quello che si potrebbe definire un fast-food nella modalità di consumazione dei piatti, ma non nel tipo e nella qualità. Il nome del locale è 101 Reykjavik e il suo menù è composto da 8 piatti diversi tra cui scegliere ma dello stesso identico prezzo. Tra questi, c’è il classico Fish and chips, una zuppa di aragosta, una zuppa di mare, il piatto tipico del pescatore islandese, un paio di piatti contenenti noodles in brodo e altro ancora.
Io, ordino una zuppa di pesce e a seguire il piatto del pescatore. Da bere una lattina di birra Gull fredda. Maddalena invece preferisce la zuppa di aragosta, così come Antonio che però ci aggiunge una porzione di fish and chips. Alla fine della cena, il simpatico proprietario, un signore sulla settantina, ci regala anche tre barrette di wafer al cioccolato come dessert, che noi mangiamo volentieri e con gusto.
Tra una cose l’altra, anche questa sera, si è fatta l’ora della chiusura di negozi ristoranti e tra poco anche pub. Dopo l’ultima passeggiata, fatta più che altro per digerire e per non andare a dormire con la cena ancora sullo stomaco, non ci resta che tornare in hotel, dove Maddalena prepara e organizza le cose in vista del tour che ha prenotato per domani, mentre Antonio va nella nostra stanza nel letto ad ascoltare un po’ di musica prima di dormire. Anche io ho alcune giornate da organizzare e ne approfitto per fare le prenotazioni online per le giornate del 2, 3 e 4 Agosto. Per domani e Sabato invece, ancora non ho programmi, ma di certo qualcosa da fare lo troverò. Stanchi ma soddisfatti di tutte le cose visitate oggi e per tutti i chilometri percorsi in città, anche io e Maddalena andiamo nelle nostre stanze, d’accordo di sentirci domani sera al suo ritorno dall’escursione, per decidere qualcosa da fare.
Nella stanza dove alloggio io, trovo Antonio che già dorme, quindi faccio silenzio, mi cambio, vado in bagno, lavo i denti, prendo le mie consuete pastiglie e mi metto a letto. Riguardo le foto di oggi, scrivo i soliti punti salienti per poi ricostruire la giornata in questo articolo di blog e infine dormo. Domattina, quando mi sveglierò, di certo troverò qualcosa da fare rispettando la calma e la serenità di cui si gode qui a Reykjavik. Voglio dirvi grazie, per il tempo che dedicate alla lettura di questi miei resoconti e spero di vedervi tornare nei prossimi giorni, perché ho ancora una settimana di viaggio da fare e molte meraviglie di questa terra fantastica da raccontarvi.
Buona notte a tutti .