Anche quest’oggi, col suono della sveglia puntata alle 8:00, inizia una nuova giornata veneziana, la terza, che ho intenzione di passare visitando le isole della laguna. Una volta pronto e uscito dal mio alloggio, mi dirigo verso la stazione dei treni e più precisamente al molo dei vaporetti “Ferrovia”, che si trova di fronte, per acquistare il pass valido 48 ore, con cui è possibile salire e scendere quando si vuole dai vaporetti della laguna. Mentre effettuo il pagamento del mio pass, chiedo all’addetto che mi sta servendo, qual è la strada migliore per raggiungere Murano, la prima delle isole che ho segnato sul mio itinerario giornaliero. Mi dice quale numero di vaporetto prendere, da quale pensilina e in pochi minuti sono a bordo, munito tassativamente di mascherina, diretto a Murano.
Alle 9:45, scendo dal vaporetto alla fermata “Colonna” dell’isola di Murano, che un po come capita per tutta la città di Venezia, è ancora bloccata in un limbo di aperture e chiusure, dovute alle conseguenze e alle disposizioni legate al Covid 19. I negozi sono praticamente tutti aperti, ma i clienti sono davvero pochissimi, mentre i musei, le fornaci che lavorano il vetro e le varie mostre di ogni tipo, sono chiuse. Poco male, anche se non le ho mai viste a Murano, ho potuto vedere altrove, le persone che lavorano il vetro, quindi posso dedicarmi a scoprire l’isola, passeggiando tra le sue belle stradine, tenendomi ben stretta la scusa per tornare la prossima volta.
Percorro Fondamenta dei Vetrai fino alla Torre dell’Orologio e alla Chiesa di San Pietro Martire, oltrepasso il Ponte Longo e svoltando a destra, percorro tutta Riva Longa prima e Fondamenta Marco Giustinian poi, fino alla bellissima Basilica dei Santi Maria e Donato, che mi ero segnato tra i punti di interesse di Murano. A questo punto, gironzolo un po tutto il resto dell’isola osservando i panorami, i negozi, le strette strade e la pace che si respira, provando a immaginare come può essere stato caotico questo luogo, negli anni passati, quando migliaia di persone si riversavano contemporaneamente tra queste strade.
Arrivo poi in una piazzetta dove trovo un simpatico bar decisamente in stile antico, quello che abitualmente dalle mie parti chiameremmo “circolino”, dove gli anziani del paese vanno a bere bianco e giocare a carte. Entro e chiedo all’oste un suggerimento su cosa posso bere a quell’ora della mattina e senza la minima indecisione mi allunga una polpetta di carne e mi versa un bicchiere di bianco. Ottimo consiglio, tanto che faccio il bis di entrambi, pago, saluto e soddisfatto mi rimetto in cammino. Acquisto poi qualche souvenir in un negozietto molto carino prima di dirigermi a vedere il grande faro che svetta alla fine di Viale Garibaldi, prima di prendere un nuovo vaporetto diretto all’Isola cimitero di San Michele.
Il viaggio è breve, perché il cimitero di Venezia, si trova proprio davanti a Murano, quindi in poco più di 5 minuti, sono già sul molo, davanti all’entrata, adocchiando la cartina per cercare di capire dove si trova il recinto Greco, dove al suo interno si possono trovare le tombe di Igor Stravinsky e della moglie, di Sergej Djagilev, di Emilio Vedova e della “Bella addormentata di Venezia” Sofia Kailenskaya, la cui storia tratterò presto in un articolo dedicato ai misteri della città lagunare. Finito il mio giro, sono le 12:30 quando prendo nuovamente il vaporetto per raggiungere questa volta Mazzorbo.
L’isola di Mazzorbo, che si trova abbastanza distante da Venezia, è molto piccola ed è collegata alla famosa Isola di Burano tramite un ponte. Quest’isola, risulta abitata e anche fiorente, fin dall’epoca preromana, anche se oggi è principalmente un’isola campestre, dove resistono ancora poche tracce, delle cinque chiese e dei sei monasteri che nel corso del tempo sorsero sul suo territorio. Sceso dal vaporetto alla fermata “Mazzorbo”, passeggio un po senza meta nella parte sud dell’isola fino alla Chiesa di Santa Caterina, prima di tornare verso nord, dove attraverso un meraviglioso sentiero all’interno della tenuta Venissa, proprio affianco al campanile di San Michele Arcangelo.
La tenuta Venissa, che si trova qui a Mazzorbo, oltre ad avere un ristorante davvero moderno e stellato Michelin dal 2012 grazie alla giovane brigata di cucina, produce anche un incredibile vino, fatto con uve uniche al mondo. Il vitigno si chiama Dorona di Venezia, ne esiste un solo ettaro coltivato al mondo che è qui sull’isola da secoli, sotto la costante minaccia del sale e dell’acqua alta. Con le sue uve si riescono a produrre solo 3500 bottiglie molto pregiate ogni anno. Arrivato alla fine del percorso che attraversa il vigneto, raggiungo il ponte, che una volta oltrepassato mi fa arrivare direttamente all’isola delle casette colorate, Burano.
Tutti, quando arrivano in un posto famoso che però non hanno mai visitato, hanno un’idea in testa su come e cosa troveranno e io, mi immaginavo un’isola come tutte le altre, dove una parte delle case, quelle affacciate su uno dei diversi canali interni, erano state pitturate di colori diversi, per attrarre i turisti, che da sopra un ponte, potevano scattare foto alla strada con le allegre casette colorate. Invece, sin dai primi passi che ho fatto dopo aver oltrepassato il ponte, mi sono accorto che non era affatto così. Da Fondamenta dei Squeri infatti, prendendo a destra per Viale Marcello, vedo che tutte le casette che incontro, sono colorate come quelle che ho visto nelle tante fotografie su internet. Il tripudio vero e proprio poi, arriva una volta che il viale che sto percorrendo, incrocia il canale e da qui, non sto neanche a elencarvi le strade che ho percorso, perché ovunque mi girassi era una meraviglia.
Tutte le strade che costeggiano il canale e tutte le altre vie anche più piccole e strette, sono ravvivate da case che formano vere e proprie tavolozze di colore. Ammetto che Burano, è molto diversa da come me l’aspettavo ed è davvero meravigliosa. Passeggio senza più nemmeno guardare la cartina, seguendo solo il mio senso dell’orientamento e in pochi minuti, mi ritrovo in Piazza Galuppi, dove oltre alla Chiesa di San Martino Vescovo con il suo campanile decisamente pendente, si trova anche il museo del Merletto, arte molto sviluppata a Burano, tanto quanto quella della lavorazione del vetro a Murano. Passo in tutto oltre un’ora e mezza sull’isola girando senza sosta, prima di fermarmi per bere qualcosa, in un locale di Strada di Corte Comare. Dissetato e riposato, alle 15:20 circa, parto col vaporetto per raggiungere la vicina isola di Torcello, la 5ª isola della giornata.
Sull’isola di Torcello, guardando la mappa, dovrebbe esserci una sola strada che si può percorrere e a quanto pare non ci si può proprio sbagliare. Arrivo alla fermata “Torcello” con il vaporetto e proprio da li, inizia una strada che confina con il canale, sempre dritta, che conduce attraversando il centro, a vedere le principali attrazioni presenti sul territorio. Per i primi 400-500 mt, costeggio quello che sembra un bosco o un parco, e ne approfitto per scattare qualche foto ai bei fiori che sbucano fuori attraverso la rete, fino ad arrivare nei pressi della “Taverna Tipica Veneziana”, che precede il ristorante “Trono di Attila”, dove la vegetazione inizia a diminuire e il panorama comincia ad aprirsi. Poco più avanti, uno strano ponte sulla destra, attraversa il canale, ed è impossibile non notare che, oltre a sembrare antico e fatto di pietra, non ha nessuna protezione, corrimano o balaustra sopra di esso, che possa impedire alla gente di finire in acqua.
Questo particolare, mi fa tornare alla mente che avevo letto qualcosa che riportava a un particolare ponte con quelle caratteristiche su qualche sito o da qualche altra parte, che chiamavano “Il Ponte del Diavolo”, proprio perché non avendo la ringhiera, poteva essere pericoloso. Mentre cerco su Google maps il punto esatto dove mi trovo per leggerne il nome, penso che quasi sicuramente, quel famoso ponte che in tanti si recano a vedere, è proprio quello su cui mi trovo in questo momento. Infatti, controllando, risulta essere proprio quello, quindi, il mio cassettino della memoria, come dice Jerry Scotti, mi ha permesso di riconoscerlo, anche perché è abbastanza inusuale vedere ponti simili.
Proseguendo ancora oltre, passo il ponte che si trova davanti alla locanda “Cipriani” e percorrendo Fondamenta dei Borgognoni, arrivo al Trono di Attila, alla Chiesa di Santa Fosca e alla Basilica di Santa Maria Assunta. Il Trono di Attila, fatto di roccia, è un vero e proprio trono, che una leggenda, lega al re degli Unni, che lo utilizzò, quando nel V secolo arrivò in Italia. In realtà però, Attila, non arrivò mai fino a Venezia. Questa pietra però, risale realmente al V secolo ma veniva utilizzata dal Governatore dell’Isola di Torcello, prima isola della laguna ad essere abitata. Gli edifici religiosi che si trovano davanti al Trono, risalgono a due epoche diverse, perché si hanno tracce della basilica già dal VII secolo, mentre, per quanto riguarda la chiesa, si data intorno all’anno mille. Gironzolo anche qui tra cortili, resti del battistero, campanili, orti e prati, prima di compere il tragitto a ritroso, per tornare al molo dove aspetto l’ennesimo vaporetto.
Le altre isole che ho intenzione di vedere, si trovano esattamente dall’altra parte di Venezia e non ho molto tempo per visitarle prima che venga sera, mentre invece, se scendessi alla seconda fermata che compie la barca nel viaggio di ritorno in città, Fondamenta Nuove, potrei approfittarne per vedere una grossa parte del quartiere Castello, che avevo dovuto abbandonare ieri prima dell’acquazzone. Ottima scelta, che mi permette in poco tempo, di raggiungere la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, prima di arrivare alla grande e imponente Basilica di Giovanni e Paolo, alle spalle dell’Ospedale Civile di Venezia.
Questo edificio, risalente alla metà del 1300, è considerato il più bello e importante tra gli edifici medievali della città, tanto che viene identificato col nome di Pantheon veneziano. Al suo interno si trovano molte opere bellissime e anche famose, tra cui alcune di Veronese, Giambattista Cima da Conegliano e Giovanni Bellini, che riesco a trovare ed ammirare, grazie anche a una cartina specifica che si può ritirare all’ingresso. Uscendo e proseguendo in direzione sud, attraverso Calle Bressana, arrivo nei pressi di un altro posto curioso e famoso, che mi ero appuntato sulla cartina tra quelli che non avrei voluto perdere, così, in pochi minuti, arrivo alla Libreria Acqua Alta.
Credo che non ci sia turista che raggiunga Venezia, che riesca a lasciarla, senza aver letto, sentito dire, oppure trovato sulla guida tra i luoghi da vedere, la Libreria Acqua Alta di Calle Lunga Santa Maria Formosa, una delle librerie più famose del mondo. Il suo nome, non è dato a caso, perché bisogna sapere, che all’interno della libreria, quando il fenomeno dell’acqua alta in città è particolarmente intenso, il mare entra dalla porta affacciata sul canale e la allaga completamente. I proprietari perciò, si sono attrezzati con elementi d’arredo su cui sono esposti i libri, che possono galleggiare. Al sui interno infatti, ho trovato una vera Gondola, una barca in disuso e una vasca da bagno, che permettono così, galleggiando all’aumentare del livello dell’acqua, di salvare i libri.
Questo luogo, piace davvero tanto ai turisti, che come me, vogliono fotografarne l’interno, ma anche la particolare scala che si trova in un cortile della libreria, fatta con vecchie enciclopedie ormai sorpassate e su cui salendo, si può vedere il canale che si trova oltre il muro di cinta. Acquisto un libro da portare a casa come ricordo e da li, passando per la chiesa di Santa Maria Formosa e quella di San Zaccaria, arrivo a Riva degli Schiavoni, a due passi da Piazza San Marco, dove c’è il Ponte dei Sospiri e proprio nel punto in cui mi trovavo ieri quando iniziò a piovere. Sono ormai le 18:45, quando prendo il vaporetto che, passando per il Canal Grande, dovrebbe condurmi fino alla stazione dei treni.
Dico dovrebbe, perché in realtà, facendo tutte le fermate programmate da un lato e dall’altro del Canale, mi rendo conto che non arriveremo in stazione prima di domani, così a San Tomà, decido di scendere e di farla a piedi, approfittandone per passare anche davanti al mio alloggio e salire a posare gli acquisti fatti e darmi una rinfrescata. Alle 20 passate da pochi minuti, prendo il treno per Mestre, diretto al solito ristorante per la cena, con un appetito superiore alla norma. Per prima cosa, faccio portare un po di Prosecco freddo e un piatto di Sarde in Saor e alici marinate, che considero un po come un aperitivo.
A seguire, mangio un fantastico antipasto fatto con seppia al nero alla veneziana, polentina coi gamberetti, Capasanta gratinata e pallina di Dentice marinato, mentre lo chef, in cucina, mi sta preparando delle penne al salmone buonissime. Finisco con calma la mia cena, bevo un caffè e un amaro gentilmente offerto dai ragazzi del ristorante Bepi Venesian e mi dirigo alla stazione per prendere il treno in direzione Venezia Santa Lucia, dove arrivo alle 23 circa. Sono un po’ stanco, ma l’idea di fare un giro in Piazza San Marco di notte, mi prende al punto che aspetto un vaporetto, salgo, mi siedo nella parte esterna per prendere aria e vedere il panorama mozzafiato che mi circonda e alle 23.30 circa sono in piazza.
Faccio un giro, qualche foto, passo una mezz’oretta seduto per terra con la schiena appoggiata a una colonna di Piazza San Marco con davanti la piazza completamente vuota, il campanile e la basilica, prima di riprendere un vaporetto diretto nel Canal Grande, verso il mio alloggio. Domattina intendo vedere le altre isole che mi restano e poi continuare con le parti della città che ancora mi mancano, ma ora dormo, perché mancano 10 minuti alle 2 di notte e le 8:30 arrivano in fretta.
Buona Notte